lunedì 23 giugno 2014

la persuasione

Ho trovato on line questa pagina
è inerente gli argomenti che stiamo trattando
per questa ragione ve la pubblico qui.
Buona lettura

ALDO VINCENT
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LA PERSUASIONE

Su www.focus.it dello scorso settembre in edicola, c’è un interessante articolo di Giovanna Camardo che riprende alcune considerazioni della Prof. Nicoletta Cavazza docente di psicologia sociale all’Università di Modena-Reggio E.

Articolo interessante anche perché dopo i lavori di Mario Silvano (in Italia), Vance Pakard (i persuasori occulti) e pochi altri, ci sono stati pochi aggiornamenti sulla materia che riguarda la pubblicità, le tecniche di vendita e la propaganda politica e di guerra.

La riflessione della prof. Cavazza si articolano in tre punti fondamentali. Primo:

COME FARSI DIRE SI’
che secondo la studiosa è una questione di strategia:
  1. scegliere il momento
  2. scegliere l’approccio idoneo
  3. scegliere il messaggio più persuasivo che puà essere:


Poi articola la tecnica di persuasione in alcuni punti secondo lei fondamentali:


FARE PER PRIMI UN FAVORE
Per sfruttare un principio potentissimo: la reciprocità: “Fare un favore non richiesto genera un obbligo in chi lo riceve”. Questa spinta è vincente perché alla base di ogni organizzazione sociale e mette in moto meccanismi automatici atavici. Pensate a coloro che raccolgono fondi tra i passanti: ti regalano una spilla e POI ti chiedono un’offerta…

ECCESSO NELLA PRIMA RICHIESTA
Si ottiene facendo una richiesta alla quale l’interlocutore certamente risponderà in modo negativo, ma che apre la strada ad una richiesta più consona il cui assenso sarà agevolato dal rimorso di aver negato una prima volta. Per esempio:
“Mamma, posso andare via per il fine settimana con gli amici?”
“No? Che peccato. Posso almeno uscire con loro sabato prossimo?

OFFERTA VANTAGGIOSA….MA SCADUTA
E’ sotto gli occhi di tutti in questi giorni: le offerte di varie compagnie aeree per andare in qualsiasi capitale europea per meno di dieci Euro. Attratti dall’offerta probabilmente ci sederemo al desk dell’operatore turistico scoprendo che tra tasse, trasporti extra, ed altri ammennicoli, si scopre che il prezzo è salito attorno ai 150 Euro, il che è molto maggiore della prima offerta, ma sicuramente competitivo con le tariffe correnti, e da qui la scelta.

IL PRINCIPIO DELLA COERENZA
In tutti noi c’è l’impellente necessità psicologica di essere coerenti con noi stessi e con le persone.
Occorre quindi farsi dire un primo sì con una tecnica chiamata “il piede nella porta”. In pratica si ottiene un primo assenso su una piccola richiesta per poi avanzarne un’altra più impegnativa. Il principio di coerenza funziona meglio se il comportamento è pubblico. Succede per esempio, quando ci richiedono una firma per un problema sociale e poi si avanza la richiesta di un contributo.

PARLARNE A PRANZO
Già negli anni ’30 lo psicologo Gregory Razran aveva notato che le persone tendono ad essere più “malleabili” verso la fine di una cena o di uno spuntino. Se volete attrarre la sua attenzione su punti controversi, fatelo dopo aver offerto un caffè la caffeina infatti aumenta l’attenzione e le capacità cognitive.

VESTITI PER CONVINCERE
Pure il McLuhan sottolinea il fatto che l’abbigliamento sia una componente della comunicazione di massa. Vestirsi in modo adeguato potrebbe farci percepire come “integrati” o addirittura esperti nel settore, quindi affidabili. Basti pensare a quanta pubblicità (ora vietata) di dentifrici o assorbenti, è stata veicolata da attori rassicuranti perché recitavano i loro slogan con il camice del medico!


Un’ultima tecnica, a mio avviso piuttosto controversa, infatti decisamente sconsigliata nelle tecniche di persuasione elaborate negli anni ’60 sarebbe:

IL CONTATTO FISICO
Sfiorare cioè la persona sul braccio o sulla spalla renderebbe più personale la richiesta con buone probabilità che essa venga accolta.
Il metodo Fuller invece (Fuller è il venditore di spazzole porta a porta che contribuì alla rinascita economica degli U.S.A. dopo il crollo del ’29) tracciava un immaginario cerchio attorno all’interlocutore dentro il quale era pericoloso entrare per non suscitare reazioni contrarie.


LA SCUOLA ITALIANA

Negli anni ’60 fiorirono molte pubblicazioni sulle tecniche di vendita importate dagli Stati Uniti.
Da noi invece si impose Mario Silvano che nei suoi corsi di formazione del personale di vendita, basava tutte le argomentazioni sui sette peccati capitali. Egli infatti asseriva che questi non sono altro che l’eccesso di una tendenza naturale delle persone.
L’Avarizia, poteva essere usata nelle argomentazioni riguardante il denaro, gli investimenti il risparmio, l’Ingordigia poteva essere indirizzata per argomentare sul possesso di cose sempre più belle e via così.

L’Ufficio Marketing della Rizzoli Editore (erano gli anni delle vendite a tappeto di enciclopedie) editò una pubblicazione interna ad uso dei diplomati che venivano addestrati alle tecniche di vendita, concentrando le argomentazioni su sei e solo sei MOTIVAZIONI REALI D’ACQUISTO
Che rispondevano all’acronimo: IL CASO

I NEDITO
L UCRO

C OMODITA’
A FFETTIVITA’
S ICUREZZA
O CCASIONE


Premesso che non è una sola motivazione razionale a determinare l’acquisto ma un cocktail di due-tre motivazioni legate insieme, per far comprendere il concetto presentavano un grafico con la casa della signora Maria, il suo macellaio col negozio nella stessa strada, un minimarket poco distante ma nel medesimo rione, ed il supermercato (allora era cosa rara!) distante ma che oggi e solo oggi vendevano VITELLA VERGINE DELL’ARGENTINA.
Certamente non si poteva sapere dove la signora Maria sarebbe andata a comprare la carne oggi, anche se la statistica, che è una scienza esatta, avrebbe saputo dire in percentuale quali e quante persone si sarebbero spostate da un punto all’altro.
La tecnica invece avrebbe permesso di sapere quali spinte avrebbero agito sulla signora Maria per l’acquisto della carne di quel giorno.

COMODITA’ l’avrebbe fatta scendere di sotto per comprare la carne dal macellaio abituale, che per il suo rapporto continuativo e personale con la clientela, avrebbe rafforzato pure la sua SICUREZZA sull’acquisto. IL LUCRO le avrebbe fatto risparmiare danaro facendo un poco più di strada per un prezzo migliore al mini market. L’amore per i figli e la famiglia (AFFETTIVITA’) le avrebbe fatto decidere dove comprare per aver la miglior qualità.
La vitella vergine dell’Argentina era un’OCCASIONE (solo per oggi) per provare la tenerezza di una carne INEDITA, cioè fuori dai canoni della consueta spesa.



MANIPOLARE L’OPINIONE PUBBLICA

Chi si ricorda dell’antrace?
Quando scoppiò il caso in America nel solo Ottobre 2001 vennero contati 1.192 articoli e in Novembre 886. Poi calò il sipario.
E l’aviaria? Secondo Naomi Klein, autrice del best-seller SHOCK ECONOMY, l’allarme mondiale venne lanciato dagli USA dove la Gilead Sciences – che aveva come presidente Donald Rumsfield- era l’usufruttuaria del brevetto Tamiflou, l’unico vaccino (anche) contro l’aviaria.

Questi sono solo due esempi di persuasione collettiva esercitata dai mezzi di comunicazione di massa, o dalla politica attraverso di essi.
Faccio un esempio pratico: ogni giorno agenzie mondiali battono in media 20.000 notizie di avvenimenti. In Italia le nostre agenzie “lanciano” 2.000 avvenimenti che possono essere considerate notizie. Ora fateci caso: il telegiornale ad ogni edizione ne manda in onda una dozzina che tra le varie edizioni, approfondimenti eccetera possono raggiungere la quantità di una cinquantina di notizie. La domanda è questa: chi dà la priorità alle notizie? In parole semplici, chi decide QUALI sono le notizie degne da essere pubblicate e quali no?

Mi pare superfluo sottolineare che il grado di attenzione dato alle notizie ne determina l’importanza che il pubblico dà ai fatti. E’ quindi fuorviante sentirsi dire dai direttori delle varie testate che pubblicano quello che vuole il pubblico, perché il pubblico vede quello che gli si propina e non altro. Si parla tanto in questi giorni in Italia dei vergognosi incidenti sul lavoro. Circa tre al giorno, ed abbiamo la percezione che ci sia stato un aumento di questi fenomeni e che ORA vadano fermati. Ma è dal dopoguerra che le statistiche ci segnalano che in media in Italia sono morti 1.400 lavoratori all’anno, ma noi abbiamo la percezione che il fenomeno sia attuale.

Anche se non abbiamo la certezza assoluta che i media non siano in grado di influenzare gli atteggiamenti e le opinioni politiche, mi pare ovvio d’altra parte, che se gli argomenti diventano importanti perché i media ne parlano tutti i giorni, allora sarà anche in base a quegli stessi argomenti che le persone formuleranno i loro giudizi sui politici ed i loro partiti.
Ho trascorso un paio d’anni a Cuba ed ho avuto modo di seguire quasi ogni giorno il loro telegiornale dal quale MAI ho appreso una notizia luttuosa, una disgrazia, un incidente stradale, un omicidio. La tecnica era uguale a quella fascista delle veline dove erano aborrite le notizie di cronaca nera per dare all’opinione pubblica l’impressione che la criminalità fosse in calo. E’ una mia opinione personale – ripeto personale- ma credo che queste tecniche si rifacciano tutte al famoso manuale di Goebbels, sinistro responsabile della propaganda di Hitler. I mezzi italiani invece, non essendo sottoposti ad eccessive spinte politiche, hanno sottolineato i fatti di micro criminalità quotidiana ma lo hanno fatto in maniera così distorta da indurre l’opinione pubblica a pensare che detti fatti siano tutti a carico della nuova immigrazione, e sollecitando il Parlamento in molte forme, a discutere l’argomento della sicurezza nella nostra società.

Se la demagogia secondo Aristotele era la tecnica per governare le masse fingendo di assecondare le loro aspettative, fu Carl Schmitt a perfezionarne le tecniche con il concetto amico-nemico la cui tensione creerebbe la normalità sociale. Non solo, ma fu pure il suo concetto di “nemico fuori dai confini” da indicare alle masse per aggregarne il consenso (e non mostrare le pecche della politica interna). Tutti questi concetti si basano sul riflesso atavico della paura (xenofobia, tensione sociale, perdita del lavoro, timore dei cambiamenti ecc.) e di tutte le soluzioni proposte per affrontarla e vincerla.

I moderni pubblicitari sono convinti che nelle loro campagne contro i comportamenti dannosi (fumare, guidare in stato di ebbrezza, andare in moto senza casco ecc.) i migliori risultati si hanno mostrando le conseguenze del comportamento a rischio, con immagini di incidenti, ospedali, sangue eccetera. Secondo loro queste immagini sgradevoli per essere annullate abbisognano della “raccomandazione” inserita al termine del messaggio (mettete il casco, allacciate le cinture, ecc.).
Io personalmente dubito di queste affermazioni perché dopo ogni immagine contro il fumo mi viene sempre voglia di accendermi una sigaretta consolatoria…
Per i pubblicitari invece saremmo più portati ad evitare una perdita che a cercare un guadagno.

Usando le stesse tecniche i leader politici sono oggi in grado di evidenziare, definire e sfruttare gli oggetti della preoccupazione collettiva. Sono recenti i casi negli USA, per esempio, dove ponendo l’accento sui pericoli del comunismo, del terrorismo, sulla minaccia irachena o iraniana, siano riusciti a far accettare scelte politiche mettendo a tacere l’opposizione e facendo leva sulla paura.
(Per inciso le stesse tecniche vengono usate da Fidel Castro quando mostra al suo popolo il pericolo di un’invasione americana, ottenendone cos’ il più incondizionato consenso).

Se è estremamente difficile far cambiare squadra di calcio, marca di sigarette oppure orientamento politico a chi ha già le idee chiare ma anzi va a cercare ogni nuova informazione per cementare le proprie convinzioni (McLuhan diceva che leggere il giornale al mattino è come immergersi in un bagno caldo) orientare la propaganda politica verso gli indecisi e di chi non ha opinioni ben precise è diventata la principale attività della politica, anche perché soprattutto in Italia, le parti politiche sono così ben distribuite che una piccolissima parte dell’elettorato può determinare il successo di una compagine ( L’Unione, che nel 2006 portò al governo Romano Prodi ebbe una maggioranza di 25.000 elettori, pari agli spettatori di un piccolo stadio di calcio domenicale).

Gli indecisi quindi, soprattutto quelli che decidono al momento del voto, non sono interessati alle vicende del governo, alla posizione o moralità dei candidati, o peggio alla qualità dei programmi, sono invece influenzati da elementi che facendo da ammortizzatori decisionali rendano loro la scelta rapida e quindi indolore.
Le strategie persuasive quindi, si adattano ai tempi rapidi dell’ultima ora e dalle strutture tecnologiche messe a disposizione dei partiti. Si lanciano messaggi semplici e lineari scelti da professionisti pubblicitari. Se i programmi ormai sono omogenei (nelle promesse, ma poi…) i discorsi redatti da scrittori professionisti che conoscono l’arte della retorica, sono sempre identici per scavare una profonda fossa nella memoria della gente, e sempre lunghi, affinché il discorso che è il contenente possa trasportare il contenuto che è l’immagine del leader, i suoi capelli tinti, il taglio dei vestiti, e il colore del cerone che gli dà l’impressione di una persona in perfetta salute.



COME TI CONVINCO A SCENDERE IN GUERRA

Se siete arrivati a leggere fino qui ( e me lo auguro di cuore) conoscete già la maggior parte delle tecniche usate ANCHE per convincere la gente che scendere in guerra è cosa buona e giusta.
La propaganda di guerra, oltre alle tecniche già analizzate, batte sulle coscienze con ritmi sempre più parossistici, anestetizzanti. Le principali linee della manipolazione di massa vertono su dieci punti fondamentali:

1- NOI NON VOGLIAMO LA GUERRA!
Vogliamo solo difenderci dalle azioni del nemico

2- IL SOLO RESPONSABILE DELLA GUERRA E’ IL NEMICO!
Se attacchiamo è perché vogliamo anticipare l’aggressione del nemico (la famigerata guerra preventiva). La decisione della pace o della guerra dipende solo da lui.

3- IL LEADER NEMICO E’ UN MOSTRO!
L’operazione più semplice è paragonare il leader nemico ad Hitler. Qualunque azione egli faccia, la comunicazione l’accosterà arbitrariamente ad altri avvenimenti che forse non hanno nulla in comune (Saddam e le due torri, per esempio) per favorire correlazioni illusorie a sfavore del nemico

4- LA GUERRA PER NOBILI SCOPI
Non emergono mai cause economiche o strategiche (Bush, ha fatto come quei delinquentelli che non avendo i soldi per pagare il benzinaio, lo rapinano). Il militarismo tedesco, la pulizia etnica, esportare la democrazia, abbattere il tiranno, sono tutte nobili motivazioni che nascondono reali e inconfessabili motivazioni economiche o espansionistiche.

5- IL NEMICO COMMETTE ATROCITA’, I NOSTRI SONO IN MISSIONE DI PACE
Le immagini crude degli attentati suicidi (sbolognati come forma di codardia) fanno da contraltare a quelle dei nostri soldati che aiutano i civili, abbracciano bambini, e se colpiscono le popolazioni inermi sono sempre a causa di effetti collaterali, o involontari. In questa fase si usa molta attenzione ad usare eufemismi invece di termini reali.

6- IL NEMICO USA ARMI PROIBITE
Noi usiamo regole certe ed armi cavalleresche mentre il nemico no. Nella prima guerra mondiale si accusava il nemico di usare gas letali (da tutte e due le parti) mentre per attaccare Saddam, Colin Powel si presentò all’ONU con la famigerata fialetta di antrace.

7- IL NEMICO HA SUBITO FORTI PERDITE, NOI SOLO UN PAIO DI FERITI
E se è caduto un elicottero, forse è per un guasto tecnico…

8- COMPAIONO ARTICOLI DI SOSTEGNO ALLA GUERRA
Vengono messi in campo artisti, intellettuali, star cinematografiche per far loro dire, qualche volta inconsapevolmente, che siamo nel giusto, e che la guerra è crudele ma doverosa.

9- LA NOSTRA CAUSA E’ PIU’ CHE GIUSTA
Gott mit uns
Dio lo vuole
Gesù Cristo mi consiglia

10- CHI AVANZA DUBBI E’ UN TRADITORE DELLA PATRIA!
Questa è poi l’azione più pericolosa per il libero pensiero perché il conformismo strisciante limita le critiche per non apparire un disfattista.







PER SAPERNE DI PIU’:

N. Cavazza – Comunicazione e persuasione – Il Mulino
R. Cialdini – Le armi della persuasione – Giunti
A. Morelli – Propaganda di guerra - Ediesse



Aldo Vincent






lunedì 16 giugno 2014

La dissoluzione della Galassia Gutenberg



ALDO VINCENT
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La dissoluzione della Galassia Gutenberg

Perchè non riusciamo ad emanciparci dalle perverse funzioni subliminali delle tecnologie che noi stessi abbiamo inventato? Non dovrebbe essere l'essenza stessa dell'istruzione l'insegnarci i pericoli per difenderci dall'ascendente subliminale dei mezzi di comunicazione? Perchè una simile operazione non è mai stata tentata da nessuna cultura occidentale? A chi fa comodo che le cose continuino in questo modo? Provate a riflettere: ai vostri figli che rientrano in casa accaldati dall'aver giocato un intero pomeriggio, voi togliete dal frigor un bel paio di pesche fresche, tagliuzzato in modo accattivante, magari con un filo di miele sopra, oppure lo guardate servirsi un bicchiere di cocacola e vi limitate a dire: “Bevi piano...”?
Intanto una bibita gassata e zuccherata è molto piu' comoda....

E' ovvio ormai che la quantificazione visiva imposta dalla stampa nel XVI secolo sulla nostra psicologia, cominciano inmediatamente ad imporsi come pacchetti di merci pronte all'uso, vale a dire “sistemi di filosofia”. Un Descartes è convalidato dal contesto e dalla gente secondo i meccanismi di cui parla. Oggi in questa nuova era elettronica, Descartes mostra la corda...

Occorre scardinare i meccanismi che causano il sonno mentale e la pseudo ipnosi della gente? Forse no, occorre insegnare quali sono questi meccanismi per limitare il determinismo. Perchè la tecnologia deve liberare la società, non legarla in pacchetti di consumatori per poi venderli ad un inserzionista dal ruolo sociale alquanto dubbio.
“Una volta che si riconosca il processo di denudamento e di segmanetazione del linguaggio e dell'esperienza, così come descritta da Re Lehar, ogni ostacolo sarà automaticamente rimosso. Ma l'otto volante è partito, sui suoi binari cartesiani, kantiani, lokeriani, con tutto il panico intrinseco...”
Liberarci dalla trappola del determinismo è il principale ruolo del processo educativo, ma l'inconscio non puo' essere l'uscita di sicurezza...”

Seguendo il discorso filosofico, notiamo che per Kant lo spazio euclideo sarebbe a priori.. mentre Heidegger, inconsapevolmente coi piedi nella tecnologia elettronica, si incammina su un terreno solido presupponendo che la totalità del linguaggio, tutto, sia il punto di pertenza del pensiero filosofico, perchè è nelle epoche pre-alfabetiche che si trova l'intreccio tra tutti i sensi. Il mito è fondatore.
Potremmo chiederci: “Ma allora non c'è niente di buono nella stampa?” Il punto non è se ci sia del buono o del cattivo, ma in questo libro si discute sul fatto che la mancanza di consapevolezza, sia essa cartesiana, kantiana , heiddegerriana, porta sempre forme di sonnambulismo, e in questo senso qualsiasi forza è disastrosa.

Si ha come la sensazione che tutti questi filosofi tentino di sdrammatizzare la funzione della tecnica di Gutenberg: com'è possibile scoprire l'identità umana in mezzo a sequenza lineari di momenti? E' un po' come se qualcuno si lanciasse contro una sega elettrica basandosi sul fatto che i micidiali denti non si vedono...

“La tipografia rese rauche le voci del silenzio”
Con la lettura agevolata dovuta alla tecnologia di Gutenberg, la voce comincio' a tacere. Si lesse in silenzio,e il silenzio cadde sull'architettura e sulle arti in generale. La stampa pose l'uomo silenzioso al centro di tutto il processo intellettuale, ma subito venne scaraventata alla periferia dell'Universo da Copernico e poi Darwin tolse la certezza della centralità dell'uomo nel creato, relegandolo all'ultimo anello di una catena evolutiva che non aveva nulla di divino. Certo, la centralità del pensiero umano rimase solida e incontrovertibile. Ma solo fino a Freud che mostro' come l'essere non sia altro che l'increspatura della superficie di un oceano i cui abissi sono nell'inconscio.
Questi sono i paradossi della stampa a caratteri mobili che esercito' il suo potere fino al 1905 quando la Galassia Gutenberg si dissolse teoricamente con la scoperta dello spazio curvo.
Certo, era cominciato tutto prima, con l'invenzione del telegrafo che aveva iniziato a modificare il linguaggio, e la geometria di Gauss che aveva messo in dubbio le infinite capacità risolutive della geometria euclidea. Ma la data esatta è quella della teoria di Einstein che spazzo' via lo spazio di Newton concepito semplicemente come un contenitore e sostenne le forze gravitazionali, magnetiche, elettriche, spiegando la propagazione della luce e la curvatura dello spazio.

Con questa teoria la galassia Gutenberg venne definitivamente spazzata via, con la fine degli specialismi lineari e del punto di vista fisso. La divisione della conoscenza divenne via via inaccettabile così come in passato era stata irrilevante.

Nel 1680 Leibniz scriveva:
Temo che rimarremo a lungo nella nostra indigenza e confusione per nostra stessa colpa.Temo persino che dopo aver esaurito la nostra curiosità la gente torni nella barbarie, e a questo certamente contribuirà quella enorme massa di libri che viene stampata ininterrottamente...”
Faccio mestamente notare che Leigniz è quel pensatore che affermo' che Se Dio avesse veramente creato il mondo usando la matematica, non avrebbe avuto bisogno di tutti i numeri, ma gli sarebbe bastato lo zero e l'uno (sistema binario) tanto per dire la portata di cotanto intelletto, eppure davanti al libro stampato prende questo imperdonabile abbaglio... capita anche alle menti piu' raffinate.

Cito un passo di Dudek nel suo Letteratura e stampa:
“I giornali inglesi del primo decennio del secolo non si rivolgevano affatto a tutta la popolazione ma solamente ai “signori”. Essi riportavano il tempo meteorologico, i listini di Borsa, qualche dibattito del parlamento e racconti scritti da illustri letterati, poichè non si aveva avuto ancora la separazione tra linguaggio giornalistico e letterario...”

Fu il telegrafo, messo a supporto della linea ferroviaria, che oltre a segnalare l'arrivo dei treni ed eentuali guasti alla linea, comincio' a trasmettere pure le condizioni atmosferiche e qualche avvenimento dalla periferia al centro, sconvolgendo modi, tempi e linguaggio con un mezzo che per la prima volta faceva arrivare il messaggio prima del messaggero. (Questo argomento è trattato con profondità da McLuhan nel suo “Understanding Media” ).

Seguono tre capitoli su Pope e il suo DUNCIAD e poi una profonda analisi della letteratura e filosofgia inglese che mi limito a segnalarvi nella edizione italiana che vi invito calorosamente a leggere.

Trattasi di GALASSIA GUTENBERG
a cura di GIANPIERO GAMALERI
Armando Editore





sabato 14 giugno 2014

32- L'inconscio

Nasce l'inconscio

Con l'aumento dell'intensità e della quantità visiva della stampa l'uomo tipografico entra in un mondo cinetico, sequenziale e pittorico. Ogni aspetto dell'attività umana comincia a contraddistinguersi per la separazione delle funzioni, l'analisi dei componenti e l'isolamento dell'attimo. Purtroppo (o forse no) con l'isolamento visivo attraverso questa intensità la ragione diventa “ isolata dal tempo esterno sentendosi nel contempo separata dalla sua vita mentale. Gli avvenimenti che la influenzano possono darle la sensazione dello scorrimento del tempo interno, ma è la durata degli avvenimenti in successione, non è assolutamente la durata dell'essere pensante, è solo la durata della successione del pensiero umano. Separata dalla durata delle cose, la consapevolezza umana si trova ad esistere senza durata, o per dire meglio sempre nel tempo presente (riassunto approssimato del pensiero di George Poulet, nel suo Studio dei Tempi Umani.)
Diciamo per esemplificare che i pensieri sono il nastro magnetico che scorre in avanti attraverso la testina magnetica della ragione che rimane fissa. Per rendere l'esempio piu' calzante diciamo allora che i pensieri sono la pellicola cinematografica e la mente il gruppo ottico fisso che scansiona il movimento attraverso il vedere (la lampadina) o meglio il far passare la luce attravrso (come le cattedrali gotiche, ricordate?).

Strettamente imparentata a questo scorrere lineare del linguaggio è l'impressione ad esso connessa della ripetizione meccanica, del tempo che scorre e della ricorrenza che comincio' a pesare nella mente rinascimentale:

“Come incalzano le onde verso le pietre della spiaggia
così gli istanti nostri si affrettano verso la fine
mutando il proprio luogo con quello che innanzi gli corre
in affannosa sequenza essi spingono innanzi...
(Shakespeare, Sonetti)

“Domani, e domani, e poi domani...” (Macbeth)

“L'uomo conserva ancora parte della gioia che aveva provato nel rinascimento quando sentì d'esistere in tutte le direzioni del tempo e delloo spazio, adesso percepisce che non ha piu' di un istante per volta, ma ogni volta puo' essere un momento di grande pienezza.” (Poulet)
Inseparabile dalla consapevolezza e dall'ordine visivo pero' amerge il senso della discontinuità e la sensazione dell'alienazione dell'io.
“Ormai siamo spazzati lontano da noi stessi...” (Boileau)

Il mondo della catena, delle cose concatenate di Descartes, del puro determinismo:
.”..nulla puo' assicurarci che l'essere di un istante duri in un altro, nulla potrà garantirci che un ponte sarà costruito tra questo e l'istante seguente...”

Il denudamento della vita conscia e la sua riduzione ad un unico livello visivo creo' il nuovo mondo dell'inconscio. Il campo è stato liberato, dagli archetipi e dagli atteggiamenti della mente individuale ed è pronto per l'inconscio collettivo. (McLuhan)
In questo modo il sec.XVII emerso nella sua vita conscia in una scienza prettamente visiva è costretto a rifugiarsi nel mondo dei sogni. Il meccanicismo dei caratteri mobili e il concetto di movimento lineare e continuo sui piani della consapevolezza, è completamente alieno alla natura del linguaggio verbale ma perfettamente coerente con la parola stampata. Paradossalmente quindi, la prima età della stampa apri' le porte al formarsi dell'inconscio, nel senso moderno del termine.
Non è interesse di McLuhan in questo libro, parlare dell'ignoto come di zona profonda della consapevolezza. Il suo intento è solamente quello di sottolineare come noi stessi, accentuando la componente visiva, abbiamo creato quella enorme discarica che è l'inconscio.
“La lezione da imparare è per quanto piu' geniale sia la luce gettata su questi due regni confinanti, tanto piu' profonda sarà l'oscurità in cui le loro interazioni sono relegate....”

ALDO VINCENT
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venerdì 13 giugno 2014

31- Elisabetta I°

Elisabetta I

La stampa altero' non soltanto lo scrivere e la grammatica ma anche l'accentuazione e l'inflessione delle lingue.
Nella nostra epoca è assolutamente evidente che l'uomo è linguaggio, qualsiasi lingiaggio, anche il non verbale o delle forme. Questo vuol dire che mentre la stampa strutturava il linguaggio, l'esperienza e le motivazioni in modo nuovo, non consapevole, la vita nel suo insieme ne risultava impoverita, come ipnotizzata. La separazione delle funzioni è alla base della tecnica dei caratteri mobili e della conoscenza applicata in ogni campo. E' una tecnica che incanala la soluzione dei problemi su di un unico livello...non solo la simultaneità dei significati andava scomparendo con il passaggio dalla cultura orale a quella visiva, ma anche la pronuncia e l'intonazione vennero appiattite in modo determinante.
“L'inflessione è naturale in una cultura orale o auditiva, in quanto forma di simultaneità. La cultura dell'alfabeto fonetico, invece, ha una forte tendenza a ridurre l'inflessione a favore della grammatica dovuta alla posizione visiva.”

Che si debba usare un unico modo di comunicare è una specifica specializzazione della scrittura nella tecnica tipografica. Essa nasce dall'esperienza visiva omogeneizzante, della lingua parlata una volta che è stata stampata. E questo, secondo Bacone, rappresenta la riduzione di tutti gli ingegni e di ogni esperienza ad un unico nocciolo che è la conoscenza applicata.

La stampa creo' l'uniformità nazionale e il centralismo di governo ma nello stesso tempo creo' l'individualismo e l'opposizione al governo in quanto tale. La stampa infatti rese la lingua parlata un mezzo di comunicazione di massa dando ai governi centrali una sorta di potere mai avuta prima nei secoli. Ma al contempo la stampa creo' interessi contrapposti, in pratica aumento' le capacità di controllo del produttore e aumento' pure la capacità connettiva del consumatore, portando alla luce un problema fondamentale fino ai nostri giorni, la libertà d'espressione, la libertà di stampa.

“Noi americani sappiamo che se libertà vuol dire qualcosa, vuol dire diritto di pensare. E il diritto di pensare vuol dire il diritto di leggere qualsiasi cosa, scritta ovunque, da qualsiasi uomo, in qualsiasi epoca” (Harry Truman)
Si tratta di una notevole affermazione della dottrina del consumatore basata sull'omogeneità della stampa. Se essa è uniforme, dovrebbe creare diritti uniformi per il lettore, per l'editore e lo scrittore.

“La politica dei Tudor di stretto controllo della stampa in nome della sicurezza nazionale continuo' per tutto il sec.XVI. Era inevitabile che con la diffusione della stampa crescessero anche i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario del Consiglio della Corona a spese del parlamento, dei tribunali degli amministratori tutto a vantaggio del regnante. Nel contempo pero' cresceva una forte critica nei confronti del potere centrale, in pratica nasceva in Inghilterra l'opinione pubblica.
Gruppi isolati avevano cominciato a mettere in discussione i sistemi di controllo governativi sulla stampa, i tipografi per ragioni economiche, i puritani per ragioni religiose, e membri del parlamento per ragioni politiche.... ma dopo l'Act of Uniformity emanato da Elisabetta nel 1599 (dove tra l'altro si stabilivano le Royalties, che sono in uso ai nostri giorni) e un'aspra lotta politica per contrastarne l'entrata in vigore, la legge finalmente certifico' il potere della stampa per rafforzare e promuovere il potere del governo centrale. Fu la liturgia e l'osservanza dei precetti religiosi il primo caposaldo che soccombette in quanto la religione è la prima dipendente dalla forma del libro. In quello stesso anno entro' in vigore il messale e tutti i ministri di culto furono obbligati ad usarlo nelle celebrazioni. “Così come si trovava nel libro e in nessuna nessuna altra forma...”
Nel 1562 venne emanato il libro delle omelie, per essere usato in tutte le prediche pubbliche, da ogni pulpito. In questo modo, rendendo la lingua parlata uno strumento per la comunicazione di massa la stampa creo' un nuovo strumento di centralismo politico che mai era stato disponibile prima di allora.
Nel medesimo tempo studiosi ed insegnanti iniziarono una campagna per uniformare la grammatica e l'ortografia....


Aldo Vincent
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giovedì 12 giugno 2014

30- La scomparsa del latino

Spagna e Italia

Mentre i giacobini davano prova d'aver compreso l'uso della stampa come livellamento aggressivo e lineare della nazione e mentre gli inglesila applicavano alla produzione industriale estendendo il sistema dei prezzi, del commercio al dettaglio e ad ogni sorta di manuali, gli spagnoli scavalcarono ed ignorarono l'intero sistema della stampa come forza livellatrice e omogeneizzante di conoscenza applicata. Scrive Americo Castro nel suo Struttura della storia spagnola:
“Essi si ribellano contro qualsiasi modello in quanto tale con una specie di separatismo personale identificabile in qualcosa che sta a metà tra la passiva accettazione del reale e l'improvviso accendersi della passione che rivela cos'hanno nell'animo.... la mancanza sensibilità nei confronti della politica che si manifesta in alcuni casi con sanguinose insurrezioni che ogni cosa distruggono, la cieca apatia verso la trasformazioni in ricchezza della nazione, l'uso come fosse privato della cosa pubblica,....” “

L'effetto piu' spettacolare durante il Rinascimento furono certamente le campagne militari della Controriforma organizzate dagli spagnoli, San'Ignazio da Loyola in testa. Il suo ordine religioso, il primo dall'invenzione della stampa, concretizzo' una forte accentuazione visiva negli esercizi spirituali, nella preparazione letteraria e omogeneità nell'organizzazione militare. “I libri aprirono la strada” al nuovo zelo cattolico militare. Fu questa la funzione del libro che attiro' gli spagnoli amcor piu' del commercio e dell'industria. Immunizzati contro la tipografia dalla loro contesa coi Mori, assimilarono la tecnologia visiva introspettandola con il mistico, perchè avvertire i libri come una realtà viva, eccitante, animata è un fenomeno umano che appartiene alla tradizione orientale.
La stampa in Italia ( e di conseguenza nel resto d'Europa) ebbe l'effetto di purificare la lingua latina fino a farla scomparire.
Diversa la situazione italiana dal resto d'Europa: impossibile la nascita del nazionalismo in un territorio diviso in piccoli staterelli dove ognuno coltivava le proprie origini, volgare e tradizioni. In seguito alle guerre tra i comuni si ofrmarono tre macro-regioni sotto l'influenza straniera. Il popolo era suddito e leggeva poco. Le grandi tipografie come quella del Manuzio a Venezia, sfornavano copie per un mercato di ricchi e la stampa popolare non fungeva da collettore nè plasmava il pensiero delle masse.
Per capire il fenomeno basta osservare il Romanticismo in Europa: nasce in Germania, si sviluppa in Francia e si afferma col romanzo in Inghilterra. In Italia, escluso pochi veristi, l'unico fenomeno che si afferma anche in Europa è il Melodramma. Il popolo non legge, canta.

Cio' che è implicito in questo capitolo è che il linguaggio, nella sua quotidianità una volta visto evochi il bisogno di una letteratura in cui ognuno si riconosca nella vita quotidiana. La stampa, essendo una tecnica di massa, trasformo' le lingue parlate in un prodotto di massa. Non riuscendo a capire il fenomeno, l'applicazione della stampa alla diffusione del latino fu un vero e proprio disastro. Gli sforzi dei grandi umanisti italiani dal Petrarca al Bembo ebbero l'effetto inatteso di purificare il latino fino a farlo scomparire perfino dalle scuole.

C.S.Lewis, nel suo Letteratura del XVI secolo scrive:
“Curiosamente è agli umanisti che dobbiamo la concezione di “periodo classico” del latino. Il periodo della perfezione prima del quale tutto era immaturo e passato il quale tutto diventa decadente. Pertanto lo Scaligero ci dice che il latino era rozzo ai tempi di Plauto e maturo da Terenzio a Virgilio, decadente da Marziale a Giovenale, senile in Ausonio, alcuni in modo piu' reciso considerano il declino di tutta la poesia dopo Omero...una volta accettata questa superstizione, si impose la convinzione che scrivere bene volesse dire scimmiottare questo o quell'autore del passato. Ogni reale esigenza della lingua latina di confrontarsi col reale, con l'attualità sociale del momento, venne preclusa....”

Questo fu il colpo di grazia dei latinisti alla lingua latina.



Aldo Vincent
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mercoledì 11 giugno 2014

29- Ancora sul nazionalismo




Harold Innis: “Gli effetti delle conseguenze della tecnica a stampa sono evidenti nelle feroci guerre che seguirono per tutto il sec.XVI e XVII. L'energia applicata all'industria della comunicazione del sec.XX accelero' il consolidarsi delle lingue nazionali, il nascere del nazionalismo, lo scoppio delle rivoluzioni e una nuova furia di distruzione selvaggia...”
A questo punto sarà inevitabile affrontare il rapporto tra nazionalismo e stampa e l'insieme dei problemi che esso rappresenta.

Con l'analisi che abbiamo fatto fin'ora abbiamo via via esplorato il potere di strutturazione dei mezzi di comunicazione nell'imporre i loro presupposti in maniera subliminale. In pratica cultura e comunicazione sviluppandosi, fanno registrare un'influenza reciproca.
“Ogni miglioramento delle comunicazioni aumenta la difficoltà di comprensione. Il telegrafo provoco' una contrazione nel linguaggio e aumento' le differenze tra la lingua inglese e l'americana.
Nel vasto campo della letteratura anglosassone l'influenza del giornale, del cinema e della radio si è fatta sentire con il best-seller e con la nascita di categorie di lettori che non avevano alcuna possibilità di comunicare tra di loro....”
Quando Innis mette in relazione lo sviluppo della pressa a vapore con il nascere del nazionalismo, egli non espone un punto di vista ma pone sul piano una galassia di opportunità per far scaturire la comprensione. Egli prospetta semplicemente l'immagine dell'avvento della pressa a vapore ma quali effetti essa abbia avuto, sul linguaggio, sulla guerra, sulla nascita di nuove forme letterarie, non lo dice per non usare forme mitiche e non letterarie. Probabilmente stampa e nazionalismo sono elementi gemelli, paralleli perchè per mezzo della stampa un popolo si vede per la prima volta. La lingua parlata, che non deriva solamente dai libri ma anche dai giornali e la stampa quotidiana, lascia intravedere quell'unità sociale coesistente entro i confini linguistici.

Nè si puo' essere certi che siano state le “masse” le responsabili della nascita in qualsiasi paese del nazionalismo moderno, compito invece piu' facilmente attribuibile alle elites di intellettuali con un impulso decisivo delle classi intermedie. La Rivoluzione Francese è piu' il prodotto di bottegai e intellettuali che non del popolo che se ne approprio' per ultimo e per primo ne venne scalzato.
In Inghilterra invece, dove l'ambiente geografico e le circostanze politiche e religiose erano favorevoli, una forte consapevolezza nazionale si formo' ben prima della Rivoluzione, ed è plausibile che questo sentimento sia nato dalle masse, ma non è questo l'argomento trattato da questo libro.Fuori dall'Inghilterra invece,masse dell'Europa, dell'Asia e d'America, pur possedendo embrioni di nazionalismo, pensavano a sè stessi piu' come a province, regioni, città fortificate, piuttosto che ad uno stato nazionale e mai si opposero seriamente ed efficacemente ai cambiamenti di regimi politici da un signorotto all'altro principe. Quando iniziarono ad agire come nazione, ad insegnarglielo erano stati gli intellettuali e i ceti medi dei rispettivi paesi.

“L'uomo tipografico è in grado di esprimere le configurazioni della tecnologia della stampa, ma non è assolutamente in grado di leggerle. Gli storici, anche se consapevoli del fatto che il nazionalismo nacque nel sec.XVI, non sanno spiegare questa passione popolare che precedette la teoria degli intellettuali. E' importante comunque comprendere che non puo' esserci nazionalismo se prima non v'è stata l'esperienza di una comune lingua madre sotto forma di stampa che alimento' il processo di sviluppo della quantificazione e degli effetti visivi della stampa sul nazionalismo del sec.XVI quando emerse il sistema dei moderni stati europei.

Gli stati che costituirono questo sistema erano molto diversi dalle “nazioni” tribali che erano molto piu' ampie e meno rigide, erano costituite da agglomerati di persone che parlavano lingue o dialetti diversi, e avevano tradizioni divergenti, con l'unico comune denominatore rappresentato dalla fedeltà al sovrano. Benchè queste si chiamassero nazioni, esse non lo erano nel senso moderno del termine, erano piuttosto grandi tribu'.

Il nazionalismo nasce dal “punto di vista fisso” che dipende dalla stampa, dalla prospettiva e dalla quantificazione visiva. Ecco puo' essere collettivo o individuale, quando è tutte e due le cose insieme fa nascere grandi contrasti. “Nel 1815 il nazionalismo liberale era un movimento ben definito in Europa.... esso era certamente non aristocratico....professando la democrazia, era l'espressione del ceto medio..... Dal momento che lo stato nazionale non appartiene ai cittadini, esso non puo' venir sovvertito...” Viene delineato il principio di uguaglianza nella sua applicazione tanto ai singoli quanto ai gruppi sociali, e il diritto di ogni nazione a determinare le proprie politiche..

La formulazione delle dottrine nazionalistiche fu un lavoro prettamente intellettuale ma se ne appropriarono le masse con la rivoluzione industriale inglese e l'invenzione di macchine che facevano risparmiare lavoro. Per un secolo e mezzo, lo sviluppo tecnologico e industriale, il migliorato tenore di vita e gli sviluppi intellettuali ed estetici hanno lavorato in favore del nazionalismo. Filosofie come il cristianesimo, il liberalismo e varie teorie filosofiche sono state saccheggiate in favore del nazionalismo, persino le arti, la musica, la letteratura, nonostante il loro messaggio universale, sono diventate sempre piu' l'orgoglio e il prodotto di patrioti nazionali.

Ma non fgurono i filosofi del nazionalismo a renderlo di moda. La “moda” esisteva già quando apparve. Essi si limitarono a dargli espressione, forma, contenuti, ma – e questo è il mistero – le masse popolari sono nazionalisti in nuce, anche quando la realtà sociale in cui vivono si chiama tribu', città fortificata, contea, castello... e tuttavia è il nazionalismo che è emerso nei tempi moderni, con l'efficacia della parola stampata, la visualizzazione di una lingua comune, il modo omogeneo delle organizzazioni nell'operare dal quale derivano l'industria moderna, i mercati, la consapevolezza delle proprie caratteristiche come nazione.

La “nazione in armi” fu un concetto di grande impatto nella propaganda nazionalistica dei giacobini. Un altro fu quello della “nazione della scuola pubblica” che tolse ai genitori la facoltà di decidere se i loro figli dovessero andare a scuola o meno. Libertà fraternità uguaglianza trovarono la loro collocazione naturale nell'uniformità degli eserciti dei cittadini, che erano l'esatta riproduzione non solo della pagina stampata, ma anche della catena di montaggio.

 L'Inghilterra precedette tutti i paesi europei nella consapevolezza popolare di una comune nazione. Molto prima della Rivoluzione Francese, quando i francesi si sentivano ancora bretoni o provenzali, essi erano già inglesi ed erano schierati con autentico patriottismo con il loro Re.
Nel 1557 l'ambasciatore veneziano Micheli scrisse una nota per il suo governo:

“Per quanto riguarda la religione (inglese, off corse N.d'A.) l'esempio e l'autorità del sovrano sono di massima importanza. Gli inglesi applicano la religione sono in quanto così facendo essi compiono il loro dovere di sudditi, l'uniformità religiosa sembra sovrana ma essa cambia col cambiare del sovrano. Era stata scismatica sotto Enrico VIII e protestante sotto Enrico VI, e sotto Maria Tudor divenne cattolica senza particolari summovimenti.... “ per tornare protestante con Elisabetta I...



28- l'individualismo

L'individualismo

Con l'espandersi della tecnica della stampa si impose anche il principio dei caratteri mobili e dei pezzi di ricambio nella sua applicazione all'organizzazione sociale. Ma questo non sarebbe stato possibile se prima non si fosse verificato un processo di unificazione della lettura della pagina stampata. In altre parole, per poter applicare l'individualismo che sorse con la lettura della pagina stampata, prima si doveva ottenere un campo uniforme di cittadini omogenei.
Per ottenere l'individualismo occorrono cittadini omogenei, sembra un ossimoro. Leo Lowenthal scrive: “....che la filosofia della natura umana prevalente sin dal rinascimento si baso' sulla concezione che ogni individuo veniva considerato come un caso deviante, la cui esistenza consiste prevalentemente nel tentativo di affermare la sua personalità contro le esigenze livellatrici del sistema...”. Fu questa una delle ragioni che fecero cambiare la funzione dell'università, da sistema livellatore per la formazione di sacerdoti, ad un sistema aperto per l'omologazione di laici omogenei.

C.E. Mallet, nel suo Storia dell'Università di Oxford scrive:
“L'anno 1485 segna un momento importante nella storia di Oxford. Sotto i Tudor l'università medievale era andata gradatamente scomparendo, le vecchie usanze persero significato, vecchie opinioni sull'insegnamento si modificarono, lo spirito democratico cedette con riluttanza alla ferrea disciplina, il rinascimento creo' nuovi ideali di cultura e la riforma porto' nuove energie al dibattito teologico. I Colleges, alcuni dei quali avevano cominciato la loro attività come piccole e precarie comunità di teologi, divennero istituzioni piu' vaste e piu' ricche. Gli studenti non ancora baccellieri divennero sempre piu' importanti, vennero ammessi studenti convittori, e quando la formazione dei sacerdoti cesso' di essere l'attività principale, e dopo i pericoli della riforma, Oxford comincio' a spandersi su nuove basi con una nuova categoria di undergraduate Commoners che senza alcuna diretta partecipazione nel patrimonio, ne occuparono praticamente le corti e i giardini....”

In questo ambito la diffusione del libro stampato si fece sentire rapidamente, e come il papiro fece la strada romana, così il libro formo' la necessaria velocità e precisione visiva delle nuove monarchie rinascimentali. Possiamo analizzare la centralità del libro stampato nella descrizione degli esami a Cambridge fatta da C. Wordsworth:
Liberiamoci innanzi tutto dell'opinione moderna secondo la quale lo studio e in funzione dell'esame e non viceversa. Gli sforzi che resero famosi gli studenti inglesi trovarono i loro stimoli piu' dall'aiuto dei maestri che non dalle dispute accademiche. A mano a mano che i libri divenivano sempre piu' accessibili gli studenti piu' intelligenti scoprivano di poter imparare da soli mentre le generazioni precedenti avevano dovuto dipendere dall'insegna,mento orale. Nacque quindi la necessità di dover esaminare gli studenti con prove sempre piu' scientifiche e con risultati resi pubblici.. In questo modo esami centralizzati furono una conseguenza dell'accesso decentralizzato al sapere....”

La spinta interna verso la conoscenza applicata è un prodotto della tecnologia della stampa.
E questa spinta risulto' omogenea e inamovibile fino all'avvento dell'elettricità.
Nel 1959 Eduard Z. Friendberg scriveva:
“Il processo per cui si diventa americani, così come si realizza nelle nostre scuole secondarie, tende ad essere un processo di rinuncia alle differenze. Questo entra in conflitto con l'esigenza dell'adolescente di definire il proprio io ma il conflitto viene così bene mascherato dalla gaiezza istituzionale che lo stesso adolescente nella maggior parte dei casi non ne è consapevole. Egli deve tuttavia affrontare il senso di alienazione che questa situazione gli provoca. Molte volte lo fa con differenziazioni marginali, come forme strane di saluto, in altri casi lo fa scatenando scoppi di violenza gratuita, che lascia indifferenti gli adulti perchè lo fanno apparire come ribelle in forma di negazione e non di asserzione dell'io e quindi non desta preoccupazioni.In altri casi ancora, con un io cosciente non ancora bene sviluppato, potrà diventare l'equivalente del rivoluzionario adolescenziale, che riesce a rifiutare le forme tradizionali della scuola senza sentirsi colpevole o facinoroso....”

Perchè il sistema scolastico, custode della sola cultura tipografica, non lasciava spazio al rude individualismo. La scuola era l'impastatrice culturale dentro la quale gettavamo i nostri bimbi integrali perchè venissero omogeneizzati. Il conflitto interiore che Friendberg sottolinea, è al centro della stessa tecnologia della stampa, che isola l'individuo ma allo stesso tempo lo aggrega a raggruppamenti massicci dovuti al nazionalismo linguistico. Lo spiega bene qui:
“Riteniamo che l'America abbia raggiunto una posizione di guida e predominioper il fatto che abbia scrupolosamente subordinato ogni disparità individuale ed etnica nell'interesse del lavoro collettivo in una colossale impresa amministrative e tecnica. Quando poniamo l'accento sulla necessità di assumerci responsabilità in prima persona e di puntellare il sistema, non soltanto dimostriamo di provare ansia, ma anche sensi di colpa....”

“La logica tipografica ha creato l'outsider, un uomo alienato elevato ad archetipo dell'uomo integrale, cioè emarginato, intuitivo, irrazionale.” (M.McLuhan)
Nei secoli trascorsi abbiamo impiegato un furore collettivo teso a distruggere la cultura orale, attraverso la stampa, con il risultato di consentire che individui formati uniformemente nella società commerciale potessero tornare con nostalgia a visitare luoghi auditivi marginali, come fossero turisti e consumatori. In un certo senso il secolo XVIII comincio' a passare il suo tempo libero all'Opera e dopo aver raffinato e omogeneizzato sè stesso fino al limite dell'alienzazione, si butto' a capofitto verso voli pindarici nei luoghi esotici, le Indie, le foreste amazzoniche, o usando l'immaginazione trascendentale alla ricerca dell'uomo primitivo, dall'animo incontaminato e naturale. H.D.Lawrence e altri hanno tracciato queste odissee cogliendo molti plausi. E' una reazione automatica, perchè l'arte tende alla compensazione di un'esistenza capovolta. Per la nuova folla consumistica, queste figure letterarie rimaste ai margini orali o feudali della società, hanno un fascino incontenibile.

In questo pittoresco gruppo di reietti entra di prepotenza “La figura della donna” con la sua propensione alla casualità, la sua integrità (non è stata ancora alienata dalla stampa), la sua intuizione le fanno guadagnare posizioni come figura secondaria e romantica.
Byrono capì e scrisse che gli uomini erano omogeneizzati, frammentati, specializzati.
Ma non le donne.

“L'amore di un uomo
è nella sua vita solo una parte
ma di una donna
è l'intera esistenza”

Meredith scrisse nel 1859: “La donna è l'ultima cosa ad essere stata civilizzata dall'uomo”
La stampa da sola non era stata sufficientemente intensa da poterla ridurre al livello di uniformità, ripetibilità e specializzazione dell'uomo, ma con l'introduzione della fotografia nelle riviste patinate di moda, e con l'affermarsi del cinematografo, nel 1929 essa risultava già completamente omogeneizzata. Che destino infelice essere una creatura integra in una distesa ormai infinita di frammentazione visiva! Ma il perfezionamento della fotoincisione permise di operare la stessa uniformità e ripetibilità visiva che la sola stampa aveva operato sugli uomini.
(Marshall McLuhan ha dedicato un intero libro su questo tema: La sposa meccanica)




martedì 10 giugno 2014

27- Il nazionalismo

Il nazionalismo

“La stampa nel trasformare le varie lingue volgari in mezzi di comunicazione di massa, cioè in sistemi chiusi, creo' le forze uniformi e centralizzatrici del moderno nazionalismo”
I francesi piu' di qualsiasi altra nazione moderna hanno trasformato la forza unificatrice del loro volgare in esperienza nazionale.
“L'esistenza di una simile comunità è condizione necessaria per far emergere una letteratura nazionale talmente grande per ampiezza e poderosa per sostanza da fissare su di sè gli occhi del mondo e dare forma all'immaginazione dell'uomo....” (Simone de Beauvoir)
Strettamente connessi, attraverso il ruolo della tipografia, sono l'esteriorizzazione dell'esperienza privata interiore da un lato e l'ammassarsi di una consapevolezza nazionale collettiva dall'altro...

il contrappunto
La separazione tra musica e poesia, tra voci e strumenti, trovo' un primo riflesso nella pagina stampata. L'immensa lunghezza della sinuosa plasticità della linea melodica veniva arricchita da una parte del coro che iniziava dopo un quarto, la stessa melodia. Il canto gregoriano, completamente orale, seguiva, orecchiandolo, il bordone cioè la medesima melodia sulla 3° o la 5° nota. Il ruolo della polifonia fu quello di spezzare la linea melodica ed ebbe sulla musica il medesimo effetto che ebbero i caratteri mobili sulla scrittura, poichè fu soprattutto dopo che si comincio' a stampare la musica che divenne necessario indicare la quantità di misura che mantenevano unite le diverse parti affidate ad ogni cantante. La stampa amplio' le potenzialità della musica e i compositori introdussero, forse senza nemmeno rendersene conto, concetti che avrebbero prodotto una profonda rivoluzione tecnica. Questa nuova forma cantata, che era stata per secoli strettamente legata alla forma lineare dei temi, permeo' e dette forma anche alla prassi letteraria, quella che oggi chiameremmo la trama del racconto.

L'intreccio delle voci ovvero della sensualità tattile della musica è l'aspetto preminente della musica medievale. L'attenzione era soprattuto concentrata sull'effetto sensuale della combinazione di diverse voci invece che sui sentimenti che il testo poteva ispirare... (Pattison)
….....

“La stampa tipografica all'inizio fu erroneamente scambiata per una macchina d'immortalità” e la gente si affretto' ad affidarle gesta e passioni per consegnarle alle generazioni future. (Cardano).
Dalla meditazione sui libri nelle biblioteche del passato, siamo arrivati al messaggio nella bottiglia tecnologica attraverso la descrizione di una folla di esperienze audio-tattili-olfattive con il continuo contrappunto dei punti di vista soggettivi di scrittori che ambiscono all'immortalità letteraria da localizzarsi nelle biblioteche del futuro.

Il tema dell'immortalità letteraria era resa plausibile in quei secoli in cui autori sepolti negli antichi manoscritti venivano “resuscitati” dalla stampa fino s ritrovare una popolarità che non avevano avuto nemmeno da vivi.

La caratteristica principale del libro stampato, il suo facile trasporto, fece lo stesso effetto del cavalletto che incremento' la pittura all'aperto: accentuo' notevolmente il nuovo culto dell'individualismo.
Successe anche con il papiro, depositario delle scritture ufficiali che i protocristiani sostinuirono con il libro, una raccolta di loghie facilmente trasportabili e tascabili. Come riferiscono Febvre & Martin nel loro lavoro L'Aparition du Livre, i libri di devozione, di preghiere e delle ore in formato tascabile, furono i piu' numerosi tra quelli stampati nel primo secolo della tipografia, inoltre grazie alla stampa alla manegevolezza e al moltiplicarsi dei testi, il libro cesso' di essere un oggetto di culto da ricercare nelle biblioteche ma divenne uno strumento di rapida consultazione da potersi usare in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi luogo. Questa tendenza verso la disponibilità ando' di pari passo con la velocità di lettura che la linearità dei caratteri di stampa ora permettevano. Fu un'industria in espansione che necessitava di ingenti capitali e non rari erano i fallimenti. Verso queste produzioni si orientavano anche intellettuali ed umanisti, seguendo l'antica e mai tramontata logica commerciale del: “E' il pubblico che lo vuole” Fu tale la spinta della meccanicità e della uniformità a coinvolgere anche altri settori della produzione, come le ruote di un orologio che girano incontrastate e mettono in moto altre rotelle piu' piccole ma non meno importanti...
….Un nuovo mercato basato sul consumatore stava prendendo forma. Dell'intera produzione libraria fino al 1500 che in 35.000 edizioni ammontava a circa 30 milioni di copie quasi l'80 per cento era scritto in latino.Ma solo tra il 1500 e il 1510 il nuovo libro che aveva spodestato il manoscritto era scritto in volgare perchè fu inevitabile che si sviluppasse all'interno dei confini nazionali un mercato molto piu' ampio di quello costituito a livello internazionale da un'elite clericale di lettori in latino. Il pubblico dei lettori diventa sempre piu' laico, spesso costituito da donne o da persone del ceto medio che non aveva dimestichezza col latino.
Nel sec.XVII ci troviamo in un mondo che spinge il machiavellismo sempre piu' in là. Quando Machiavelli un secolo prima affermava che vi è una legge per gli affari e un'altra per la vita privata egli non faceva altro che prendere atto degli effetti della parola stampata che eparava lo scrittore dal lettore, il produttore dal consumatore, il governante dai governati, in categorie definite con grande nettezza, mentre prima della stampa queste categorie erano mescolate tra di loro, giacchè l'amanuense era anche lettore, e lo studente produceva i libri che studiava.




lunedì 9 giugno 2014

26- Francesco Bacone

Francis Bacon

I primi due secoli dopo l'invenzione della stampa furono quasi esclusivamente medievali in quanto al contenuto. Piu' del novanta per cento dei libri stampati erano riproposte di manoscritti medievali. Fu questo universalismo, cioè la fede nell'inadeguatezza dell'uomo a comprendere con la sola ragione le cose del creato che con la stampa diede all'uomo il coraggio di voler leggere in modo nuovo il libro della natura che in precedenza era opinione comune fosse stato fatto da Dio e rivelato da Cristo con il solo scopo contemplativo.
Con Bacone entriamo in un nuovo clima intellettuale e benchè egli avesse i piedi nel medioevo, se lo analizziamo scopriamo che il suo pensiero non consiste tanto nel progresso scientifico quanto nella fiducia che la vita dell'uomo possa essere trasformata dalla scienza.
La stessa espressione “scienza sperimentale” venne usata da Ruggero Bacone, della sua stessa famiglia, per operare una completa distinzione all'interno del ragionamento deduttivo, insistendo sulla necessità di prove particolari per sostenere ogni discussione scientifica.
Bacone prospetta l'idea di una nuova enciclopedia che comprendesse tutto lo scibile, ed è questa sua accettazione del libro come strumento non piu' di contemplazione ma di applicazione, che lo rende moderno. Un altro autore che usa il libro come ponte tra il Medio Evo e la modernità è Erasmo. Nella sua versione latina del Nuovo Testamento egli utilizzo' la tecnologia della stampa per ripulire il testo sacro e per fissare le regole della grammatica e della retorica. Ma un simile cambiamento non è mai così rapido e per dare una funzione nuova all'uso della stampa si dovette aspettare l'Aretino che al pari di Rabelais e Cervantes proclamo' il significato della tipografia come qualcosa di immenso, fantastico, Gargantuale!  

Nelle condizioni di cultura manoscritta, come abbiamo visto, l'estrinsecare il proprio pensiero dalla mente era molto limitata. Il poeta, lo scrittore non avevano pubblico, non erano in grado cioè di far conoscere il proprio pensiero a masse di lettori, a causa della difficoltà di reperire le opere nelle biblioteche, e la lingua dotta con cui si scriveva, che non era appannaggio dei meno eruditi.
Con l'avvento della stampa e la leggerezza del supporto, scoprire la lingua volgare come sistema di diffusione pubblica fu così immediata da costituire un mercato molto interessante.
L'Aretino intuisce le potenzialità del mezzo e rovescia la confessione, l'autoaccusa, il diario, e lo fa diventare denuncia pubblica rivolta verso l'autorità costituita.
Divenne il “Flagello dei Prìncipi” fondando il giornalismo, l'editoriale, e fino a quel tempo mai sospettata: la pubblicità... e fece tutto da solo, senza basi letterarie (il che fu un vantaggio) e con il solo ausilio della sua piuma d'oca e del ricatto, scoprì quello che oggi chiameremmo: il potere della stampa. Nemmeno lui si rese conto dell'immenso potere della stampa che aveva scoperto, infatti si riferiva sempre al potere della sua penna.

“...in effetti l'Aretino è una prostituta da cui ha preso l'istinto della ribellione sociale.Egli getta fango non solo in faccia ai contemporanei, ma lo fa su tutto il passato. E' come se sollevasse il mondo e lo mettesse controluce, scoprendo che tutto è osceno, tutto è falso niente è sacro....egli stesso trasforma le cose sacre in mercanzia... egli trova conveniente porsi al di sopra degli uomini e tenerli per le redini dei loro vizi...”


Nota per il lettore:
A questo punto di sono pagine e pagine di riferimenti letterari, prevalentemente inglesi, visto che McLuhan è docente a Toronto proprio di letteratura inglese, ma io propongo si saltare a piè pari il tutto per invitarvi ad una ricerca creativa: Nel descrivere il percorso che porta la stampa a caratteri mobili dal basso Medio Evo alla modernità, a cambiare l'intera società, McLuhan vi ha fornito una chiave, descrivendo quella che secondo lui è la trasformazione del modo tattile-auditivo del leggere, fino alla visività della parola sulla pagina stampata. Ecco, adesso fate voi un percorso letterario usando il McLuhan come cartina tornasole, e rileggetevi Lutero, la vita nova di Dante Alighieri, il blank verse di Marlowe perfezionato in seguito da Shakespeare, spaziate nel teatro, perchè anche la parola subisce trasformazioni. Leggetevi la rivoluzione nel Cid di Corneille, poi Racine e Moliere, cercate qualche commedia di Goldoni che rivoluziono' la Commedia dell'Arte italiana “scrivendo” i copioni delle sue commedie...
Insomma, passiamo al nazionalismo.



domenica 8 giugno 2014

25- Il Numero

Il numero

“L'incessante pressione sulla società per scoprire mezzi accurati di quantificazione è in diretto rapporto con le pressioni individualistiche all'interno della società stessa. La stampa intensifico' la tendenza verso l'individualismo e naturalmente una volta che l'egoismo viene introdotto nei rapporti economici, esso dev'essere regolato in modo oggettivo.
Abbiamo già analizzato la nascita della sensibilità euclidea dovuta all'introduzione dell'alfabeto fonetico che ha la capacità di ridurre e tradurre tutti i nostri sensi in uno spazio chiuso. Il matematico è consapevole del carattere arbitrario e funzionale di questo spazio visivo continuo e omogeneo, perchè il numero, nel linguaggio della scienza, è un espediente che traduce la finzione dello spazio euclideo facendolo tornare nella percezione tattile e auditiva.
Il concetto di lunghezza, area, volume, massa, movimento, velocità accelerazione, ecc. Ecc. nascono tutti in un mondo piatto lineare, “razionale” in cui nulla si verifica che non sia piatto, omogeneo, lineare e uniforme. Per non abbandonare questi concetti “razionali” dobbiamo adattarli ad un mondo che non è piatto, lineare, omogeneo. Al fine di preservare questi concetti in uno spazio euclideo i matematici adottarono un'entità miracolosa: l'infinito. Per rimanere coerenti con concetti razionali elementari l'alternativa fu quella di considerare la realtà “curva” dei nostri sensi come l'ultimissimo passo di una sequenza infinita di mondi piatti che esiste solamente nella nostra immaginazione.

Il numero è un insieme di segni che formano un codice audio-tattile senza significato se non viene abbinato ai segni dell'alfabeto fonetico. Il calcolo consente la traduzione o la riduzione di ogni forma di movimento, spazio o energia, in formule uniformi e ripetibili. I Fenici adottarono come numeri le prime lettere dell'alfabeto nella loro successione. Altrettanto fece Omero nel numerare i capitoli dell'Iliade (il primo libro scritto nella storia dell'Occidente). Servendosi delle lettere pero', nè i Greci e nemmeno i Romani riuscirono ad arrivare ad un metodo universale ed appropriato per uniformare il calcolo tanto che i primi matematici venivano trattati come maghi e le loro scuole avvolte nei misteri. Finchè il numero non divenne visivo e spaziale cancellando la sua natura audio-tattile, rimase nel mondo del magico, del sovrannaturale. Sulla base di questi presupposti rimane facile capire la crisi dell'aritmetica greca quando tento' di avventurarsi in proiblemi visivi e spaziali della geometria incappando nella piu' clamorosa delle sue crisi intellettuali: il problema di Achille e la tartaruga.





sabato 7 giugno 2014

24- Il calendario

Il calendario

Per tutto il medioevo i popoli cristiani misurarono il trascorrere del tempo in base a calcoli fatti prima della caduta dell'impero romano. Il calendiario giuliano del 325 d.C. Era ancora in vigore ai tempi di Rabelais ma la nascita della statistica aveva a mano a mano isolato l'economia dal rimanente contesto sociale. Durante i cento anni che seguirono la morte di Rabelais (1553) sono molte le indicazioni che le misure esatte di quantità, di tempo e di distanza cominciarono ad avere un'importanza sempre maggiore in tutte le attività della popolazione, tanto che la Chiesa prese l'iniziativa per fornire un nuovo e piu' preciso calendario. L'Europa stava procedendo nella direzione delle quantificazioni e misurazioni di tutte le attività dell'esistenza e finì col distinguersi dal Vicino all' Estremo Oriente anche con la differenzazione della data.

“La passione per le misurazioni esatte comincio' a dominare il Rinascimento. In metodo ramista faceva appello essenzialmente ad una necessità di ordine, non al desiderio di sperimentazione, egli si serve di quello che potremmo chiamare un “metodo di elencazione nel discorso”..... “ Metodo inmediatamente assimilato nella nuova classe borghese di commercianti. Machiavelli è l'autore piu' attento nel mettere a fuoco la relazione tra la nuova arte dello statista con la nuova tecnica dell'osservazione visiva e organizzazione dell'azione.
Cio' che apparve superlativo nell'operazione di isolamento della visività dovuta alla tecnica di stampa, fu la sensazione concreta di poter separare la testa dal cuore. Autori affermati non esitano ad affermare che fu la cultura del libro a trasformare galeotti inglesi nel nuovo cittadino americano dopo lo sbarco del Mayflower. “L'uomo nuovo, (cioè il colono) ha preso a cuore il messaggio della stampa (la Bibbia) e indossato la disadorna veste dell'umiltà... ( a scapito dei nativi).

Il processo di omogenizzazione e uniformità nell'organizzazione sociale e politica, fu facilitato nell'Amerca dal fatto che agisse davanti ad una tabula rasa cioè un terreno vergine su cui tracciare la main road che portasse all'Ovest e costruirci sopra una chiesa dove pregare, un saloon per il tempo libero e la postazione dello sceriffo con la prigione. Bastava eleggere il peggiore di loro per far rispettare la legge e la città poteva prosperare.
Un esempio letterario di spiegazione dell'organizzazione visiva la si ha con Toqueville quando descrive la Francia:
“ ...in quasi tutto il regno la vita differenziata delle diverse province era praticamente scomparsa. Questo fatto aveva contribuito in misura preponderante a rendere tutti i francesi simili tra di loro. Malgrado le differenze sostanziali che ancora eisstevano, l'unità della nazione di manifestava con l'uniformità delle leggi. I decreti, le norme e gli editti emesse dal Re che risiedeva a Parigi, venivano applicate alla stessa maniera e con le medesime sanzioni in tutte le parti di Francia, per cui l'idea di legge viene assimilata in modo uniforme come uguale per tutti, ovunque.....”

La mente machiavellica e quella mercantile diventano una sola cosa nella loro comune e semplice fede nel potere della divisione e segmentazione per poter governare ogni cosa, in politica separando il potere dalla morale, nei commerci tra la morale e i denaro.
Essendo ogni nuova invenzione l'interiorizzazione delle stretture della precedente tecnologia, ne consegue che ogni nuova tecnologia rappresenta un processo di accumulazione. “...in primo luogo il potere invetivo è stato così rapidamente intensificato al giorno d'oggi dal contraccolpo razionalizzato da tutte le forze della ricerca e della scienza, che è già possibile parlare di un balzo in avanti nella storia dell'evoluzione...
La conoscenza umana quindi non ha misteri. Essa consiste nella segmentazionedi ogni processo, di ogni situazione o della natura umana. La tecnica machiavellica del potere è quindi quella di sminuzzare le funzioni per vedere cos'è che fa funzionare, come una macchina. Isolando la passione dominante (il carburante della macchina) l'uomo è in tuo potere...”(Pierre T. De Chardin)



venerdì 6 giugno 2014

23- la specializzazione

La specializzazione

Come tutte le nuove tecnologie, anche il libro, dopo la prima fase di omogenizzazione, nel periodo seguente di surriscaldamento del mezzo, si trasformo' e divenne strumento di specializzazione. Abbiamo visto l'esempio dell'architettura, ma esso riguarda tutte le branche del sapere con i propri approfondimenti e i linguaggi specialistici. Prendiamo quello che era un manoscritto di giurisprudenza e vediamolo nella sua funzione di libro di consultazione legale:

Nel mondo legale le parole vengono ridotte ad entità omogenee per fare in modo che esse possano essere applicate. Tolte da quel contesto esse non svolgerebbero la loro funzione di linguaggio pratico e utilitario. Le parole dei documenti legali -è solo di questo che stiamo parlando- sono semplicemente deleghe di autorità che si cedono ad altri affinchè le applichino a soggetti o circostanze ben circoscritte. L'unico significato del significato della parola in questo contesto è l'applicazione della delega nel caso particolare di cui si sta scrivendo. Meno sono le parole, piu' ampia è la delega, piu' imprecise esse sono e piu' ampia sarà la delega perchè nel caso specifico le parole possono essere applicate con maggiore discrezionalità. Questa è l'unica cosa che conta nella stesura di un contratto, di un documento legale o nell'interpretazione di essi. Essi quindi assumono non il significato che l'autore voleva dare e nemmeno quello che -ragionevolmente o meno- egli intendeva o si aspettava che gli altri gli dessero. Il solo significato di detti documenti è quello che la persona che li riceve vuole che significhino, cioè che in qualsiasi circostanza egli possa proporli o applicarli.

Il significato legale delle parole nei documenti dev'essere cercato non nelle parti contraenti, e nemmeno nel legislatore o il notaio che assiste, ma solo negli atti e nei comportamenti con cui la persona che li riceve intende applicarli. Questo è l'inizio del loro significato.
Come secondo punto, ma estremamente secondario, le parole di un documento legale, sono indirizzate al tribunale, e questo costituisce un'ulteriore delega a una diversa autorità che eventualmente decida non su quello che le parole in realtà significano, ma se la persona a cui esse sono rivolte ha acquisito l'autorità necessaria per dare loro il significato che egli ha dato o che propone gli venga dato. In altri termini il giudice non deciderà se egli avrà dato alle parole il significato corretto ma se le parole autorizzano il significato che è stato loro dato.
(Charles P. Curtis, E' la tua legge)

Quello che Curtis descrive così bene a proposito della natura della terminologia applicata alla legge, riguarda tutta la popolazione civile e militare, perchè senza un'elaborazione uniforme sarebbe impossibile ottenere deleghe di funzioni e doveri e non si avrebbero strutture sociali come quelle sorte dopo la stampa. Senza una elaborazione visiva per mezzo della stampa non si potrebbe avere un sistema di prezzi e di mercati, condizione questa che costringe i paesi auditivi (erroneamente definiti sottosviluppati) a tentare uno sviluppo di tipo tribale, cioè “comunista”.
Il nostro sistema dei prezzi è maturato dopo una lunga pratica di alfabetizzazione e ce en rendiamo conto ora, che penetriamo sempre piu' profondamente nell'era elettronica perchè il telefono, la radio e la televisione non si espandono nella direzione omogeneizzante della cultura prettamente tipografica e questi oscillamenti oltre che a qualche disagio, ci permettono di riflettere sulla nuova era onnicomprensiva, cioè tattile, orale e visiva che ci farà vivere nel Villaggio Globale.