L'individualismo
Con l'espandersi della tecnica della stampa si impose anche il
principio dei caratteri mobili e dei pezzi di ricambio nella sua
applicazione all'organizzazione sociale. Ma questo non sarebbe stato
possibile se prima non si fosse verificato un processo di
unificazione della lettura della pagina stampata. In altre parole,
per poter applicare l'individualismo che sorse con la lettura della
pagina stampata, prima si doveva ottenere un campo uniforme di
cittadini omogenei.
Per ottenere l'individualismo occorrono cittadini omogenei, sembra un
ossimoro. Leo Lowenthal scrive: “....che la filosofia della natura
umana prevalente sin dal rinascimento si baso' sulla concezione che
ogni individuo veniva considerato come un caso deviante, la cui
esistenza consiste prevalentemente nel tentativo di affermare la sua
personalità contro le esigenze livellatrici del sistema...”. Fu
questa una delle ragioni che fecero cambiare la funzione
dell'università, da sistema livellatore per la formazione di
sacerdoti, ad un sistema aperto per l'omologazione di laici omogenei.
C.E. Mallet, nel suo Storia dell'Università di Oxford scrive:
“L'anno 1485 segna un momento importante nella storia di Oxford.
Sotto i Tudor l'università medievale era andata gradatamente
scomparendo, le vecchie usanze persero significato, vecchie opinioni
sull'insegnamento si modificarono, lo spirito democratico cedette con
riluttanza alla ferrea disciplina, il rinascimento creo' nuovi ideali
di cultura e la riforma porto' nuove energie al dibattito teologico.
I Colleges, alcuni dei quali avevano cominciato la loro attività
come piccole e precarie comunità di teologi, divennero istituzioni
piu' vaste e piu' ricche. Gli studenti non ancora baccellieri
divennero sempre piu' importanti, vennero ammessi studenti
convittori, e quando la formazione dei sacerdoti cesso' di essere
l'attività principale, e dopo i pericoli della riforma, Oxford
comincio' a spandersi su nuove basi con una nuova categoria di
undergraduate Commoners che senza alcuna diretta
partecipazione nel patrimonio, ne occuparono praticamente le corti e
i giardini....”
In questo ambito la diffusione del libro stampato si fece sentire
rapidamente, e come il papiro fece la strada romana, così il libro
formo' la necessaria velocità e precisione visiva delle nuove
monarchie rinascimentali. Possiamo analizzare la centralità del
libro stampato nella descrizione degli esami a Cambridge fatta da C.
Wordsworth:
Liberiamoci innanzi tutto dell'opinione moderna secondo la quale lo
studio e in funzione dell'esame e non viceversa. Gli sforzi che
resero famosi gli studenti inglesi trovarono i loro stimoli piu'
dall'aiuto dei maestri che non dalle dispute accademiche. A mano a
mano che i libri divenivano sempre piu' accessibili gli studenti piu'
intelligenti scoprivano di poter imparare da soli mentre le
generazioni precedenti avevano dovuto dipendere dall'insegna,mento
orale. Nacque quindi la necessità di dover esaminare gli studenti
con prove sempre piu' scientifiche e con risultati resi pubblici.. In
questo modo esami centralizzati furono una conseguenza dell'accesso
decentralizzato al sapere....”
La spinta interna verso la conoscenza applicata è un prodotto della
tecnologia della stampa.
E questa spinta risulto' omogenea e inamovibile fino all'avvento
dell'elettricità.
Nel 1959 Eduard Z. Friendberg scriveva:
“Il processo per cui si diventa americani, così come si realizza
nelle nostre scuole secondarie, tende ad essere un processo di
rinuncia alle differenze. Questo entra in conflitto con l'esigenza
dell'adolescente di definire il proprio io ma il conflitto viene così
bene mascherato dalla gaiezza istituzionale che lo stesso adolescente
nella maggior parte dei casi non ne è consapevole. Egli deve
tuttavia affrontare il senso di alienazione che questa situazione gli
provoca. Molte volte lo fa con differenziazioni marginali, come forme
strane di saluto, in altri casi lo fa scatenando scoppi di violenza
gratuita, che lascia indifferenti gli adulti perchè lo fanno
apparire come ribelle in forma di negazione e non di asserzione
dell'io e quindi non desta preoccupazioni.In altri casi ancora, con
un io cosciente non ancora bene sviluppato, potrà diventare
l'equivalente del rivoluzionario adolescenziale, che riesce a
rifiutare le forme tradizionali della scuola senza sentirsi colpevole
o facinoroso....”
Perchè il sistema scolastico, custode della sola cultura
tipografica, non lasciava spazio al rude individualismo. La scuola
era l'impastatrice culturale dentro la quale gettavamo i nostri bimbi
integrali perchè venissero omogeneizzati. Il conflitto interiore che
Friendberg sottolinea, è al centro della stessa tecnologia della
stampa, che isola l'individuo ma allo stesso tempo lo aggrega a
raggruppamenti massicci dovuti al nazionalismo linguistico. Lo spiega
bene qui:
“Riteniamo che l'America abbia raggiunto una posizione di guida e
predominioper il fatto che abbia scrupolosamente subordinato ogni
disparità individuale ed etnica nell'interesse del lavoro collettivo
in una colossale impresa amministrative e tecnica. Quando poniamo
l'accento sulla necessità di assumerci responsabilità in prima
persona e di puntellare il sistema, non soltanto dimostriamo di
provare ansia, ma anche sensi di colpa....”
“La logica tipografica ha creato l'outsider, un uomo
alienato elevato ad archetipo dell'uomo integrale, cioè emarginato,
intuitivo, irrazionale.” (M.McLuhan)
Nei secoli trascorsi abbiamo impiegato un furore collettivo teso a
distruggere la cultura orale, attraverso la stampa, con il risultato
di consentire che individui formati uniformemente nella società
commerciale potessero tornare con nostalgia a visitare luoghi
auditivi marginali, come fossero turisti e consumatori. In un certo
senso il secolo XVIII comincio' a passare il suo tempo libero
all'Opera e dopo aver raffinato e omogeneizzato sè stesso fino al
limite dell'alienzazione, si butto' a capofitto verso voli pindarici
nei luoghi esotici, le Indie, le foreste amazzoniche, o usando
l'immaginazione trascendentale alla ricerca dell'uomo primitivo,
dall'animo incontaminato e naturale. H.D.Lawrence e altri hanno
tracciato queste odissee cogliendo molti plausi. E' una reazione
automatica, perchè l'arte tende alla compensazione di un'esistenza
capovolta. Per la nuova folla consumistica, queste figure letterarie
rimaste ai margini orali o feudali della società, hanno un fascino
incontenibile.
In questo pittoresco gruppo di reietti entra di prepotenza “La
figura della donna” con la sua propensione alla casualità, la sua
integrità (non è stata ancora alienata dalla stampa), la sua
intuizione le fanno guadagnare posizioni come figura secondaria e
romantica.
Byrono capì e scrisse che gli uomini erano omogeneizzati,
frammentati, specializzati.
Ma non le donne.
“L'amore di un uomo
è nella sua vita solo una parte
ma di una donna
è l'intera esistenza”
Meredith scrisse nel 1859: “La donna è l'ultima cosa ad essere
stata civilizzata dall'uomo”
La stampa da sola non era stata sufficientemente intensa da poterla
ridurre al livello di uniformità, ripetibilità e specializzazione
dell'uomo, ma con l'introduzione della fotografia nelle riviste
patinate di moda, e con l'affermarsi del cinematografo, nel 1929 essa
risultava già completamente omogeneizzata. Che destino infelice
essere una creatura integra in una distesa ormai infinita di
frammentazione visiva! Ma il perfezionamento della fotoincisione
permise di operare la stessa uniformità e ripetibilità visiva che
la sola stampa aveva operato sugli uomini.
(Marshall McLuhan ha dedicato un intero libro su questo tema: La
sposa meccanica)
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