mercoledì 11 giugno 2014

28- l'individualismo

L'individualismo

Con l'espandersi della tecnica della stampa si impose anche il principio dei caratteri mobili e dei pezzi di ricambio nella sua applicazione all'organizzazione sociale. Ma questo non sarebbe stato possibile se prima non si fosse verificato un processo di unificazione della lettura della pagina stampata. In altre parole, per poter applicare l'individualismo che sorse con la lettura della pagina stampata, prima si doveva ottenere un campo uniforme di cittadini omogenei.
Per ottenere l'individualismo occorrono cittadini omogenei, sembra un ossimoro. Leo Lowenthal scrive: “....che la filosofia della natura umana prevalente sin dal rinascimento si baso' sulla concezione che ogni individuo veniva considerato come un caso deviante, la cui esistenza consiste prevalentemente nel tentativo di affermare la sua personalità contro le esigenze livellatrici del sistema...”. Fu questa una delle ragioni che fecero cambiare la funzione dell'università, da sistema livellatore per la formazione di sacerdoti, ad un sistema aperto per l'omologazione di laici omogenei.

C.E. Mallet, nel suo Storia dell'Università di Oxford scrive:
“L'anno 1485 segna un momento importante nella storia di Oxford. Sotto i Tudor l'università medievale era andata gradatamente scomparendo, le vecchie usanze persero significato, vecchie opinioni sull'insegnamento si modificarono, lo spirito democratico cedette con riluttanza alla ferrea disciplina, il rinascimento creo' nuovi ideali di cultura e la riforma porto' nuove energie al dibattito teologico. I Colleges, alcuni dei quali avevano cominciato la loro attività come piccole e precarie comunità di teologi, divennero istituzioni piu' vaste e piu' ricche. Gli studenti non ancora baccellieri divennero sempre piu' importanti, vennero ammessi studenti convittori, e quando la formazione dei sacerdoti cesso' di essere l'attività principale, e dopo i pericoli della riforma, Oxford comincio' a spandersi su nuove basi con una nuova categoria di undergraduate Commoners che senza alcuna diretta partecipazione nel patrimonio, ne occuparono praticamente le corti e i giardini....”

In questo ambito la diffusione del libro stampato si fece sentire rapidamente, e come il papiro fece la strada romana, così il libro formo' la necessaria velocità e precisione visiva delle nuove monarchie rinascimentali. Possiamo analizzare la centralità del libro stampato nella descrizione degli esami a Cambridge fatta da C. Wordsworth:
Liberiamoci innanzi tutto dell'opinione moderna secondo la quale lo studio e in funzione dell'esame e non viceversa. Gli sforzi che resero famosi gli studenti inglesi trovarono i loro stimoli piu' dall'aiuto dei maestri che non dalle dispute accademiche. A mano a mano che i libri divenivano sempre piu' accessibili gli studenti piu' intelligenti scoprivano di poter imparare da soli mentre le generazioni precedenti avevano dovuto dipendere dall'insegna,mento orale. Nacque quindi la necessità di dover esaminare gli studenti con prove sempre piu' scientifiche e con risultati resi pubblici.. In questo modo esami centralizzati furono una conseguenza dell'accesso decentralizzato al sapere....”

La spinta interna verso la conoscenza applicata è un prodotto della tecnologia della stampa.
E questa spinta risulto' omogenea e inamovibile fino all'avvento dell'elettricità.
Nel 1959 Eduard Z. Friendberg scriveva:
“Il processo per cui si diventa americani, così come si realizza nelle nostre scuole secondarie, tende ad essere un processo di rinuncia alle differenze. Questo entra in conflitto con l'esigenza dell'adolescente di definire il proprio io ma il conflitto viene così bene mascherato dalla gaiezza istituzionale che lo stesso adolescente nella maggior parte dei casi non ne è consapevole. Egli deve tuttavia affrontare il senso di alienazione che questa situazione gli provoca. Molte volte lo fa con differenziazioni marginali, come forme strane di saluto, in altri casi lo fa scatenando scoppi di violenza gratuita, che lascia indifferenti gli adulti perchè lo fanno apparire come ribelle in forma di negazione e non di asserzione dell'io e quindi non desta preoccupazioni.In altri casi ancora, con un io cosciente non ancora bene sviluppato, potrà diventare l'equivalente del rivoluzionario adolescenziale, che riesce a rifiutare le forme tradizionali della scuola senza sentirsi colpevole o facinoroso....”

Perchè il sistema scolastico, custode della sola cultura tipografica, non lasciava spazio al rude individualismo. La scuola era l'impastatrice culturale dentro la quale gettavamo i nostri bimbi integrali perchè venissero omogeneizzati. Il conflitto interiore che Friendberg sottolinea, è al centro della stessa tecnologia della stampa, che isola l'individuo ma allo stesso tempo lo aggrega a raggruppamenti massicci dovuti al nazionalismo linguistico. Lo spiega bene qui:
“Riteniamo che l'America abbia raggiunto una posizione di guida e predominioper il fatto che abbia scrupolosamente subordinato ogni disparità individuale ed etnica nell'interesse del lavoro collettivo in una colossale impresa amministrative e tecnica. Quando poniamo l'accento sulla necessità di assumerci responsabilità in prima persona e di puntellare il sistema, non soltanto dimostriamo di provare ansia, ma anche sensi di colpa....”

“La logica tipografica ha creato l'outsider, un uomo alienato elevato ad archetipo dell'uomo integrale, cioè emarginato, intuitivo, irrazionale.” (M.McLuhan)
Nei secoli trascorsi abbiamo impiegato un furore collettivo teso a distruggere la cultura orale, attraverso la stampa, con il risultato di consentire che individui formati uniformemente nella società commerciale potessero tornare con nostalgia a visitare luoghi auditivi marginali, come fossero turisti e consumatori. In un certo senso il secolo XVIII comincio' a passare il suo tempo libero all'Opera e dopo aver raffinato e omogeneizzato sè stesso fino al limite dell'alienzazione, si butto' a capofitto verso voli pindarici nei luoghi esotici, le Indie, le foreste amazzoniche, o usando l'immaginazione trascendentale alla ricerca dell'uomo primitivo, dall'animo incontaminato e naturale. H.D.Lawrence e altri hanno tracciato queste odissee cogliendo molti plausi. E' una reazione automatica, perchè l'arte tende alla compensazione di un'esistenza capovolta. Per la nuova folla consumistica, queste figure letterarie rimaste ai margini orali o feudali della società, hanno un fascino incontenibile.

In questo pittoresco gruppo di reietti entra di prepotenza “La figura della donna” con la sua propensione alla casualità, la sua integrità (non è stata ancora alienata dalla stampa), la sua intuizione le fanno guadagnare posizioni come figura secondaria e romantica.
Byrono capì e scrisse che gli uomini erano omogeneizzati, frammentati, specializzati.
Ma non le donne.

“L'amore di un uomo
è nella sua vita solo una parte
ma di una donna
è l'intera esistenza”

Meredith scrisse nel 1859: “La donna è l'ultima cosa ad essere stata civilizzata dall'uomo”
La stampa da sola non era stata sufficientemente intensa da poterla ridurre al livello di uniformità, ripetibilità e specializzazione dell'uomo, ma con l'introduzione della fotografia nelle riviste patinate di moda, e con l'affermarsi del cinematografo, nel 1929 essa risultava già completamente omogeneizzata. Che destino infelice essere una creatura integra in una distesa ormai infinita di frammentazione visiva! Ma il perfezionamento della fotoincisione permise di operare la stessa uniformità e ripetibilità visiva che la sola stampa aveva operato sugli uomini.
(Marshall McLuhan ha dedicato un intero libro su questo tema: La sposa meccanica)




Nessun commento:

Posta un commento