Il calendario
Per tutto il
medioevo i popoli cristiani misurarono il trascorrere del tempo in
base a calcoli fatti prima della caduta dell'impero romano. Il
calendiario giuliano del 325 d.C. Era ancora in vigore ai tempi di
Rabelais ma la nascita della statistica aveva a mano a mano isolato
l'economia dal rimanente contesto sociale. Durante i cento anni che
seguirono la morte di Rabelais (1553) sono molte le indicazioni che
le misure esatte di quantità, di tempo e di distanza cominciarono ad
avere un'importanza sempre maggiore in tutte le attività della
popolazione, tanto che la Chiesa prese l'iniziativa per fornire un
nuovo e piu' preciso calendario. L'Europa stava procedendo nella
direzione delle quantificazioni e misurazioni di tutte le attività
dell'esistenza e finì col distinguersi dal Vicino all' Estremo
Oriente anche con la differenzazione della data.
“La passione per
le misurazioni esatte comincio' a dominare il Rinascimento. In metodo
ramista faceva appello essenzialmente ad una necessità di ordine,
non al desiderio di sperimentazione, egli si serve di quello che
potremmo chiamare un “metodo di elencazione nel discorso”..... “
Metodo inmediatamente assimilato nella nuova classe borghese di
commercianti. Machiavelli è l'autore piu' attento nel mettere a
fuoco la relazione tra la nuova arte dello statista con la nuova
tecnica dell'osservazione visiva e organizzazione dell'azione.
Cio' che apparve
superlativo nell'operazione di isolamento della visività dovuta alla
tecnica di stampa, fu la sensazione concreta di poter separare la
testa dal cuore. Autori affermati non esitano ad affermare che fu la
cultura del libro a trasformare galeotti inglesi nel nuovo cittadino
americano dopo lo sbarco del Mayflower. “L'uomo nuovo, (cioè il
colono) ha preso a cuore il messaggio della stampa (la Bibbia) e
indossato la disadorna veste dell'umiltà... ( a scapito dei nativi).
Il processo di
omogenizzazione e uniformità nell'organizzazione sociale e politica,
fu facilitato nell'Amerca dal fatto che agisse davanti ad una tabula
rasa cioè un terreno vergine su cui tracciare la main road che
portasse all'Ovest e costruirci sopra una chiesa dove pregare, un
saloon per il tempo libero e la postazione dello sceriffo con la
prigione. Bastava eleggere il peggiore di loro per far rispettare la
legge e la città poteva prosperare.
Un esempio
letterario di spiegazione dell'organizzazione visiva la si ha con
Toqueville quando descrive la Francia:
“ ...in quasi
tutto il regno la vita differenziata delle diverse province era
praticamente scomparsa. Questo fatto aveva contribuito in misura
preponderante a rendere tutti i francesi simili tra di loro. Malgrado
le differenze sostanziali che ancora eisstevano, l'unità della
nazione di manifestava con l'uniformità delle leggi. I decreti, le
norme e gli editti emesse dal Re che risiedeva a Parigi, venivano
applicate alla stessa maniera e con le medesime sanzioni in tutte le
parti di Francia, per cui l'idea di legge viene assimilata in modo
uniforme come uguale per tutti, ovunque.....”
La mente
machiavellica e quella mercantile diventano una sola cosa nella loro
comune e semplice fede nel potere della divisione e segmentazione per
poter governare ogni cosa, in politica separando il potere dalla
morale, nei commerci tra la morale e i denaro.
Essendo ogni nuova
invenzione l'interiorizzazione delle stretture della precedente
tecnologia, ne consegue che ogni nuova tecnologia rappresenta un
processo di accumulazione. “...in primo luogo il potere invetivo è
stato così rapidamente intensificato al giorno d'oggi dal
contraccolpo razionalizzato da tutte le forze della ricerca e della
scienza, che è già possibile parlare di un balzo in avanti nella
storia dell'evoluzione...
La conoscenza umana
quindi non ha misteri. Essa consiste nella segmentazionedi ogni
processo, di ogni situazione o della natura umana. La tecnica
machiavellica del potere è quindi quella di sminuzzare le funzioni
per vedere cos'è che fa funzionare, come una macchina. Isolando la
passione dominante (il carburante della macchina) l'uomo è in tuo
potere...”(Pierre T. De Chardin)
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