sabato 31 maggio 2014

17- Compaiono gli autori

L'autore

A questo punto McLuhan, trovandosi al confine tra il mondo manoscritto e quello tipografico, si sofferma per confrontare tra di loro i diversi tratti e le contaminazioni tra le due diverse culture poichèà studiando l'epoca degli amanuensi è possibile comprendere meglio la subentrante cultura visiva.
Tommaso Moro e Pietro Ramo, rappresentano meglio di altri intellettuali dell'epoca il progetto di un ponte sopra il fiume turbolento della filosofia scolastica che col suo carattere di conversazione orale comincia ad essere assolutamente inadatta (per Tommaso Moro) ai problemi di un grande stato centralizzato mentre per Ramo essa era diventata insufficiente per il metodo didattico. Giacchè il metodo scolastico era un mosaico simultaneo che non serviva piu' in un'epoca lineare e visiva.
Passo' molto tempo prima che il libro stampato venisse riconosciuto come qualcosa di piu' che una semplice tecnica per un manoscritto piu' accessibile, così come all'epoca della pubblicazione di Galassia Gutenberg risultava altrattanto difficile spiegare la diversità tra l'immagine televisiva e cinematografica. Nelle sue conferenze per la formazione alla comunicazione, Maurizio Costanzo affermava: “Come chiaramente scritto dal McLuhan, la televisione è figlia della radio...” mostrando innanzi tutto di non aver letto nulla dell'autore, ma solo d'aver orecchiato alcuni apodittici in voga.
Allo stesso modo altri intellettuali discettavano sui contenuti trascurando l'analisi dei mezzi. Insomma quello che era successo con l'invenzione di Gutenberg, cioè l'analisi errata delle cause e degli effetti, si ripetè alla fine del secolo scorso, con l'abbaglio della tecnologia elettronica considerata meccanica e non organica.

Escluso il caso eclatante di Leonardo Da Vinci, dovuto principalmente alla sua maniera di scrivere da destra a sinistra, non conosciamo per la massima parte il nome degli autori dei manoscritti perchè il concetto di autore era molto diverso da come lo intendiamo oggi. Non soltanto la paternità letteraria rimase sconosciuta fino all'epoca della stampa ma fino ad allora non vi fu nemmeno un pubblico di lettori in quanto gli amanuensi scrivevano per altri amanuensi. Era una sorta di lavoro collettivo, sia nelle sale di scrittura delle biblioteche dei conventi, sia per attingere da altri manoscritti. Se non trovavano pagine interessanti da aggiungere a quanto stavano scrivendo, si affidavano alla propria memoria e chiedevano ad altri bibliotecari di copiare parti di altri manoscritti. Qui gli storici si trovano davanti a serie difficoltà per le ricostruzioni storiche, perchè un incunabolo era composto di vari argomenti e il titolo del tomo era il titolo del primo argomento trattato. Un manoscritto archiviato sotto il nome di Cicerone aveva sì come primo argomento uno scritto di quell'autore, ma poi potevano esserci altri argomenti, di geometria, di matematica o di filosofia. Una richiesta di copiatura da pagina a pagina... del Cicerone in quella biblioteca, poteva essere uno studio di scienze naturali o altro....

Nel XII secolo con il sorgere delle università maestri e studenti entrarono prepotentemente nel campo della produzione libraria dettando e scrivendo libri durante le lezioni. Si comincio' a fare a meno della costosa pergamena mentre la carta, molto piu' economica, rese la produzione libraria piu' una questione di operosità che di ricchezza. Commettiamo un grave e anacronistico errore se pensiamo che uno studioso medievale considerasse il contenuto del libro che stava leggendo come espressione o il punto di vista di un autore. Egli invece considerava cio' che leggeva una parte di quella complessiva massa di sapere che si era accumulata nei secoli e da cui ogni contemporaneo attingeva per completare e continuare l'opera di antichi saggi. Fu il carattere di diffusione e omogeneità stimolato dalla tipografia in ogni fase della sensibilità umana che a partire dal sec.XVI comincio' ad invadere le arti, le scienze, l'industria e la politica con il suo “punto di vista” che tra le altre cose fece nascere il concetto di autore e lettore.


venerdì 30 maggio 2014

16- LA STAMPA A CARATTERI MOBILI

La stampa e la camera oscura

L'invenzione della stampa a caratteri mobili piu' di ogni altro progresso tecnologico segna la divisione tra la tecnologia medievale e quella moderna. E' un esempio di applicazione della conoscenza delle arti tradizionali al “surriscaldamento” visivo.
La meccanizzazione dello scrivere amanuense fu probabilmente la prima traduzione in movimenti meccanici di un'arte manuale. La tipografia è assimilabile alla tecnica cinematografica in cui il fruitore muove una serie di lettere di fronte a sè (o di fotogrammi) e il loro scorrere, compatibilmente con la velocità, aggiunge un senso alla comprensione. La stampa fu la prima catena di montaggio, la prima produzione di massa di beni uguali e ripetibili da vendersi a prezzo fisso.
La stampa opera l'omogenizzazione dell'esperienza visiva con la conseguente relegazione a margine della complessità dell'udito e degli altri sensi. In parole povere, l'organizzazione di segni convenzionali sulla pagina li rende uguali e omogenei mentre il leggrli ad alta voce da un lombardo o da un barese, farebbe notare le differenze auditive. La riduzione di tutta l'esperienza verso un solo senso, in questo caso la vista, porto' alla presunzione che quanto piu' limitiamo il nostro ragionare ai dati che ci provengono da un solo canale sensorio, tanto piu' probabile sarà che i nostri ragionamenti così sterilizzati, risultino i piu' vicini alla verità scientifica o filosofica. Si affermo' quindi la propensione al punto di vista, alla posizione fissa che fornì l'estensione di massa alle tre principali innovazioni del secolo. Parliamo della stampa, della prospettiva e in filosofia le teorie di Niccolo' da Cusa, precursore con le sue esaurienti omelie e scritti sulla relatività della conoscenza e sulla continuità degli estremi attraverso transizioni medie. Questi tre elementi apparentemente non connessi tra loro, furono l'asse portante della rivoluzione culturale filosofica, matematica, scientica e pittorica del tardo medioevo.

“Nei giorni in cui la Bibbia di Gutenberg stupiva la Germania, un altro passatempo si stava diffondendo in Italia, la camera oscura, descritta da Leonardo divenne diffusissima novità del Rinascimento e fu uno dei fenomeni che favorirono l'accentuazione dell'elemento visivo nell'esperienza sensoriale. Era una specie di gioco che a prima vista non aveva nessun rapporto con la diffusione dell'informazione ma una pubblicazione di Giovan Battista della Porta del 1558, codifico' il fenomeno come scientifico e attorno al 1660 pittori di molti paesi ma soprattutto i fiamminghi, usarono questa tecnica nelle loro pitture accellerando il fenomeno della percezione visiva attraverso una prospettiva audace.
Il passo successivo era ovvio: si poteva preservare l'immagine? Era possibile che la pittura potesse semplificare ulteriormente l'arte della rappresentazione? A cui seguono domande di questo secolo: Leonardo Da Vinci, maestro onorabile di società occulte e segrete, davvero potè usare una primordiale tecnica fotografica per falsificare la piu' grande icona miracolistica della storia, cioè la Sacra Sindone?
Mah.

(l'ultima affermazione non ha nulla a che vedere col McLuhan ma entra in un filone che ci porterebbe lontani)



giovedì 29 maggio 2014

15- Feudalesimo e Rinascimento

Feudalesimo e Rinascimento

A partire dalla fine dell'ottavo secolo, con la caduta dell'Impero Romano, l'Europa era piombata in una struttura feudale interamente improntata in un'economia prevalentemente agricola. Mentre Roma si reggeva su di un centro con molte periferie collegate dalle strade e dal papiro, il feudalesimo era costituito da molti centri senza periferie. Fu questo il periodo in cui le corporazioni dominarono o influenzarono l'economia delle città e fu anche quello in cui il protezionismo urbano raggiunse la sua massima intensità. Nonostante divergenze anche aspre di interessi professionali, tutti i gruppi produttivi all'interno delle città erano compattamente uniti per conservare il monopolio. Di conseguenza il produttore era completamente avvantaggiato nei confronti del consumatore. Lo scopo principale dei lavoratori delle manifatture era quello di far alzare i salari mentre quello di coloro che rifornivano il mercato interno era di equilibrare i prezzi e eventualmente aumentarli. Questo sistema economico all'interno delle mura cittadine prosperava perchè veniva impedita ogni concorrenza dall'esterno mediante dazi.
Vi erano quindi cittadini “borghesi” che prosperavano e mantenevano il controllo dei prezzi, mentre a fianco di queste classi privilegiate viveva una popolazione di cittadini di seconda classe la cui occupazione era la produzione e il commercio per i mercati fuori dalle mura. Praticamente invece di produrre per il mercato interno, conducevano un commercio “al di fuori” cioè fuori dalle proprie mura e all'esterno delle mura delle città limitrofe. Questi furono i primi “esportatori” di manufatti e “importatori” di materie prime. Con la specializzazione e nuove tecniche bancarie per far viaggiare il denaro, essi non solo si arricchiranno ma diventeranno il ceto medio protagonista del Rinascimento.

Era un periodo in cui tutti gli eventi della vita avevano forme piu' marcate e ogni evento era sottolineato da forme definite ed espressive. Venivano esaltati grandi avvenimenti quali il matrimonio, la nascita, un viaggio o una visita, erano sottolineati dall'esibizione, dallo sfarzo, perchè quello era il tempo in cui si poteva giudicare il benessere di una persona dagli abiti che portava. Ma anche nelle disgrazie prevaleva il fattore visivo: i lebbrosi facevano suonare le loro raganelle e giravano in processione, i mendicanti mostravano le loro piaghe fuori dalle chiese...
I grandi signori non si muovevano mai senza sfoggiare artmi e livree, l'amministrazione della giustizia, i grandi affari, le nozze, i funerali dei ricchi si annunziavano sempre con cortei, grida, canti e musica.
Furono le corti soprattutto a sviluppare l'estetica come forma di vita. Oliviero de la Marche scrisse su richiesta del re d'Inghilterra un trattatello sull'etichetta, cioè il cerimoniale in uso alla corte di Carlo il Temerario, affinch' Edoardo IV potesse copiarne il modello. Ma furono le nuove ricchezze e le capacità tecniche dei nuovi arricchiti che tradussero il sogno cavalleresco in panorami visivi.
I nuovi principi di quel tempo o i capitani di ventura, spesso lo diventavano malgrado la nascita. Muzio Sforza era inizialmente un bracciante, Piccinini un macellaio, Carmagnola un vaccaro, questi e molti altri si circondarono di letterati, ambasciatori, uomini di cultura che leggevano loro gli antichi testi. Il repubblicano di faceva soprannominare Bruto, l'uomo con aspirazioni umanistiche si soprannominava Cicerone e così via. Essi cercarono di riportare in vita gli eroi del passato reinterpretando le loro grandezze e questo rese l'influenza italiana così pervasiva nel resto d'Europa.
“Entrando nel Rinascimento è necessario comprendere che la nuova età della conoscenza applicata è un'età di traduzione in termini visivi non solo del linguaggio ma anche dell'esperienza audio.tattile accumulata nei secoli precedenti...”



mercoledì 28 maggio 2014

14- Memoria e prospettiva

Memoria e prospettiva

Dobbiamo fare il punto sulla situazione storica del sec. XIV per poter approfondire fino a che punto era impellente la spinta alla propensione visiva in questo secolo di cultura fonetica che passa dai manoscritti alla tecnica della stampa a caratteri mobili.
Abbiamo visto negli atenei la cultura scolastica ed esegetica così profondamente orali nella loro struttura. Delle cattedrali e della luce che le penetrava abbiamo visto, un accenno anche alle arti minori è doveroso: i Tarocchi per esempio, che ricordano le immagini delle altre arti, la pittura o le vetrate gotiche ma con un linguaggio rivolto ad un mondo piu' popolare. Le “matte” illustrano il rapporto tra le potenze e virtu' da un lato e l'uomo dall'altro, mentre le cattedrali si ergono per cercare un rapporto direttamente con Dio, ma le immagini che esprimono esse verso l'alto, i tarocchi piu' terra terra, sono tutte immagini mnemoniche. E' di questo periodo il lavoro di Raymond Lully Ars Memoria (da non confondere col piu' noto Ars Memorandi, libro stampato attorno al 1470) in cui l'autore rese visibili i temi dei quattro Vangeli. Per ogni autore creo' l'immagine dell'angelo, il toro, il leone, l'aquila a cui aggiunse emblemi e oggetti che suggerivano il contenuto dei capitoli trattati. Visualizzando ogni figura nel suo insieme era possibile riportare alla memoria interi capitoli del Vangelo. Simili funzioni mnemoniche allegoriche si trovano pure nella pittura di quel periodo, perchè era un epoca in cui pochi sapevano leggere e le immagini svolgevano un ruolo di scrittura.
La memoria è una funzione essenziale di una cultura orale, proprio come la pronuntiatio della retorica classica. Era una disciplina indispensabile in un'epoca di scrittura manuale e lo si riscontra nell'arte della glossa, praticata in abbondanza nei manoscritti dell'epoca.
La glossa, l'illuminazione, la scultura medievale, erano tutte tecnniche che inizialmente erano praticate per rinforzare la memoria ma che “surriscaldandosi” provocarono le spinte verso il visivo di cui stiamo parlando.
Fin dai primi secoli del cristianesimo tanto il libro quanto la parola scritta venivano identificati insieme con il messaggio. I libri venivano considerati come strumenti dotati di un potere soprannaturale, magico, che potesse tenere distante il demonio e le sue insidie.
E' questo il periodo in cui gli scolastici sentono la necessità di rompere i limiti posti dal contesto letterario, la scrittura va letta alla lettera o l'allegoria? Altre dispute mostravano quanto fosse impellente l'esigenza della luce non solo sul testo ma attraverso di esso, perchè per l'intellettuale orale la lettera è inclusiva, cioè contiene tutti i significati a tutti i livelli.

Come l'elemento letterale finì con l'essere identificato con la luce che colpisce il testo invece che penetrarlo, così crebbe una corrispondente accentuazione del “punto di vista” cioè della posizione fissa del lettore. Fu la stampa ad aumentare l'intensità visiva della pagina fino al punto di ottenere una completa uniformità e ripetitività del tutto estranea alla cultura manoscritta, ma fu anche l'accelerazione dello spazio pittorico unificato della prospettiva, cioè di un punto di vista fisso che costruiva un'immagine su di una superficie bidimensionale facendo in modo che gli oggetti avessero le stesse dimensioni forma e posizione relativamente fra loro dando la sensazione di una terza dimensione.
Il Masaccio e Van Eyck già da anni rappresentavano l'avanguardia di questa tecnica, tanto che Leon Battista Alberti scrisse un trattato sulla prospettiva nel 1435 ben dieci anni prima della stampa, ma fu la grande massa di libri sull'argomento che rivoluzionarono l'arte del XVI secolo.



martedì 27 maggio 2014

13- La Bibbia e le cattedrali

La Bibbia e le cattedrali

Gli insegnanti del medioevo consideravano la Bibbia il testo per eccellenza e veniva usata anche per insegnare le arti liberali. Per questa ragione fin dagli inizi la Bibbia è assolutamente legata alla storia delle istituzioni.
Grazie ad Agostino lo studio della Bibbia finì per assorbire l'enciclopedia, cioè lo studio della grammatica e della retorica che aveva raggiunto il suo apice con l'opera di Cicerone. Fu quidi l'esegesi delle Sacre Scritture ad assicurare la continuità dell'umanesimo nelle scuole monastiche fino a Erasmo.
Il sorgere delle università nel secolo XII segno' una rottura radicale con la tradizione classica con programmi incentrati sulla dialettica, cioè il metodo scolastico fiorito fin dall'epoca romana quando l'oratoria uscì dai tribunali per approdare nel mondo accademico. La frattura tra oratoria politica e disputa scolastica si puo' quindi far risalire a molto prima del medioevo, con le Controversiae di Seneca dove si riconoscevano tre stadi di sviluppo: 1- la tesi 2- la declamazione in privato della prova, che i ciceroniani chiamavano causa 3- la declamazione vera e propria che essi chiamavano controversia e in seguito venne definita scolastica. La grammatica ebbe quindi varie fasi di successo o di oscurantismo fino al libro stampato dove assunse nuovamente una posizione privilegiata che aveva avuto prima di essere soppiantata dalla scolastica che aveva assunto uno spiccato carattere orale; che si modifica rapidamente durante il sec. XVI grazie al lavoro didattico di Pietro Ramo il quale per primo pratico' tecniche che agirono sul mutamento della sensibilità umana dovuto alla stampa tipografica, mostrando come il suo uso allontanasse la parola dalla sua originaria associazione con il suono trattandola come un “oggetto” nello spazio. La conseguenza di questo approccio visivo fu la graduale scomparsa degli aforismi orali, delle sentenze, delle massime, degli adagi che avevano costituito la base del sapere medievale. “Ramo tende a considerare la conoscenza che egli accumula attraverso le sue arti, come una merce e non come una forma del sapere. Con lui il libro stampato tenderà naturalmente a diventare un'opera di consultazione piuttosto che una fonte di saggezza depositata e immutabile.”


L'umanesimo letterario dei monasteri e le devianze scolastiche presto sarebbero state travolte dalla valanga di libri con gli antichi testi usciti dalle tipografie.Quattro secoli d'intensità dialettica sembravano finire e invece lo spirito e i risultati della scienza ebbero un imprevedibile impulso con la scoperta scolastica degli strumenti visivi per tracciare rapporti di forza e di movimento. Per superare il positivismo esegetico umanista basto' trasferire su un quadrante con una lancetta i fenomeni scientifici che fino ad allora avevano coinvolto solamente altri organi dei sensi e trasferirli alla vista misurandoli.
Questa prevalenza della vista sugli altri sensi si puo' riscontrare nel medesimo periodo con l'uso della luce nelle cattedrali, un tema che entra a far parte nella struttura del pensiero e della sensibilità medievale “come nel caso della glossa che libera la luce dall'interno del testo, così la tecnica dell'illuminazione intesa come luce che penetra (e non come luce che si posa) e modifica la struttura stessa dell'architettura gotica. Nella chiesa romanica la luce è qualcosa di distinto che contrasta con la pesante, scura sostanza tattile delle pareti. Il muro gotico invece è leggero e sembra essere poroso. La luce che entra dalle vetrate, permea i muri, si fonde con essi, cambia a seconda delle ore del giorno... La luce si manifesta come principio attivo e la materia assume realtà estetica solo dal modo in cui viene plasmata dalla luce. In questo aspetto fondamentale quindi la cattedrale gotica puo' essere considerata come architettura diafana e trasparente. “
Dopo Gutenberg la nuova intensità visiva farà luce e penetrerà ogni cosa. Persino la concezione del tempo e dello spazio muterà in modo tale da farli considerare recipienti da riempire con oggetti o azioni, mentre nell'epoca dei manoscritti, quando l'elemento visivo era strettamente connesso con il tattile e l'auditivo, lo spazio non era affatto un recipiente. Una stanza medievale non contiene mobili, ma non appare mai spoglia, il confort nel medioevo è lo spazio stesso.



lunedì 26 maggio 2014

12- Scrivere...

Scrivere sotto dettatura

Una volta compreso che la cultura orale ha molte caratteristiche di stabilità del tutto assenti nel mondo organizzato visivamente, sarà piu' facile penetrare nel pensiero medievale e soprattutto cogliere alcuni dei mutamenti fondamentali del XXI secolo dove la pressione elettronica oltre che accelerare il visivo, ha rimesso in gioco alcune facoltà audio-tattili della tribu' del Villaggio Globale.
La storia della scrittura come pratica orale.
Dobbiamo considerare che i giovani entravano nelle Università all'età di 12/14 anni e non di rado iniziavano dall'alfabeto. Dobbiamo considerare inoltre che non esisteva nessun sistema di istruzione organizzata al di fuori di esse che quindi abbracciavano tutti i livelli d'istruzione dall'elementare al piu' complesso. La specializzazione nel senso moderno del termine era sconosciuta e il metodo includeva piuttosto che escludere le materie del sapere. Erano quindi incluse l'arte della scrittura, la grammatica, la filologia, la conoscenza della liturgia e le tecniche ad essa connesse.
Fino a metà del XIII secolo i corsi venivano condotti secondo il metodo del dectamen, cioè l'insegnante dettava i testi agli studenti che in questo modo diventavano autori dei loro stessi libri che presentavano agli esami. In questo modo la dettatura era anche remunerativa sia per lo studente che poteva rivendere il libro, che per l'insegnante che con un cospicuo auditorio si assicurava un buon reddito. Il libro prodotto era indispensabile allo studente anche per la sua futura carriera perchè per ottenere qualsiasi diploma doveva presentare i libri di sua proprietà. Anche l'insegnamento della pronuntiatium era uno degli scopi principali dell'insegnamento della grammatica latina. I manuali dell'epoca dicono chiaramente che questa materia insegnava a scrivere il latino correttamente.
Scrivere sotto dettatura non costituiva un semplice esercizio di copiatura come a prima vista potrebbe sembrare, invece è proprio grazie a questo sistema che si ebbe un rinnovamento negli studi e nacque una nuova letteratura, perchè gli insegnanti non si limitavano a dettare pedissequamente i testi da loro tramandati, ma li completavano con le loro riflessioni, le loro sintesi, alle nuove concezioni, dando al movimento delle Università un andamento moderno.
“ L'insegnamento della scrittura aveva diversi obiettivi, la formazione degli scriba, la pratica della composizione e allostesso tempo l'introduzione nella mente degli studenti di una consapevolezza di nuovi concetti e forme di ragionamento e dei metodi per la loro estrinsecazione. Fu un movimento continuo e attivo che uni va il piacere della pratica e dell'uso della scritturaalla acquisizione dei testi stessi. Questa fu forse la causa originaria per cui l'insegnamento universitario nel medioevo fu sempre piu' caratterizzato dalla pratica dello scrivere. Non debe stupire che a partire dal XVI sec. La scrittura fu considerata essenziale alla vita universitaria di Parigi....”
(Istuan Ajnal, l'insegnamento della scrittura nelle università medievali)



domenica 25 maggio 2014

La memoria di Umberto Eco (1)

Poichè ritorna inesorabile il problema della memoria (comincio' Platone, ricordate?) ho deciso di mettere on line "ex libris" alcune bustine di minerva dell'Espresso pubblicate negli anni da Umberto Eco.



Rustaveli, chi era costui?
di Umberto Eco
Arriveremo a una educazione adatta al mondo globalizzato quando il 99 per cento degli europei colti ignora quello che per i georgiani è uno dei poemi più grandi della storia?
(26 novembre 2010)

Rustaveli poeta georgiano
Il canone occidentale" di Harold Bloom definiva il Canone come "la scelta di libri nelle nostre istituzioni didattiche" e stabiliva che la vera domanda che esso poneva era: "Che cosa dovrà tentare di leggere, in questo tardo momento storico, l'individuo che ancora desideri leggere?". E osservava che i tredici anni di un curriculum scolastico completo permettevano al massimo di leggere una piccola scelta dei grandi scrittori occidentali, trascurando quelli di altre tradizioni.
Ma anche attenendoci alla sola tradizione occidentale, quali sono i libri che hanno formato la cultura sia di un francese che di un finlandese, e che ciascuno dovrebbe leggere? Certamente la cultura di ciascun occidentale è stata influenzata dalla Divina Commedia, da Shakespeare e, andando indietro, da Omero, Virgilio o Sofocle. Ma ne siamo stati influenzati perché li abbiamo letti?
Viene in mente il libro di Bayard già recensito in questa bustina ("Come parlare di un libro senza averlo mai letto"), ed è chiaro come il sole che la Bibbia ha segnato profondamente sia la cultura ebraica che quella cristiana, e persino la cultura dei miscredenti occidentali, ma questo non significa che tutti coloro che ne sono stati influenzati l'abbiano letta tutta, dalla prima pagina all'ultima. E lo stesso si può dire per esempio di Shakespeare per non dire di Joyce. E è necessario, per essere una persona colta, e persino un buon cristiano, aver letto (della Bibbia) anche "i Re" o "I numeri"? Bisogna aver letto "L'Ecclesiaste" o basta, come accade ai più, sapere che condanna la "vanitas vanitatum"?

Quindi la questione del canone non è omologa a quella del Syllabus che, specie nelle scuole americane, rappresenta l'insieme delle cose che uno studente deve aver letto entro la fine del suo corso di studi.
Il problema peraltro oggi si complica e la settimana scorsa si è discusso a Monaco, durante un raduno internazionale di scrittori, su cosa si debba intendere per canone nell'era della globalizzazione. Se gli abiti griffati europei vengono prodotti in Cina, se usiamo automobili e computer giapponesi, se anche ad Afragola si mangiano hamburger invece della pizza, se il mondo ha insomma raggiunto dimensioni provinciali ed abbiano all'angolo della nostra strada una moschea, e nelle nostre scuole bambini colorati chiedono che vengano insegnate anche le cose della loro religione, quale sarà il nuovo canone?
In certe università americane si era risposto tempo fa con un gesto che, più che "politically correct" era "politically stupid": siccome abbiamo tanti studenti neri, si diceva, non dobbiamo più insegnare Shakespeare ma la letteratura africana. Bello scherzo giocato a quei ragazzi che poi avrebbero dovuto vivere negli Stati Uniti, ignorando cosa volesse dire "essere o non essere", e quindi rimanendo sempre ai margini della cultura dominante. Caso mai, come si suggerisce oggi per le ore di religione, i ragazzi dovrebbero venire a sapere qualcosa, oltre che del Vangelo, anche del Corano, o della tradizione buddista. E così non sarebbe male che alla media superiore, oltre che sentire parlare della civiltà greca, lo studente apprendesse qualcosa della grande civiltà letteraria araba, indiana o giapponese.
Recentemente ho partecipato a Parigi a un incontro tra intellettuali europei e intellettuali cinesi, ed era umiliante vedere come i nostri interlocutori sapessero tutto di Kant e di Proust, e suggerissero paralleli (giusti o sbagliati che fossero) tra Lao Tze e Nietzsche, mentre noi in genere non andavamo al di là di Confucio, e spesso solo per sentito dire.

Ma ecco che anche questo ideale ecumenico si scontra con alcune difficoltà. Puoi raccontare a un giovane italiano "L'Iliade" perché di Ettore o di Agamennone ha sentito parlare in giro e fan parte della sua cultura spicciola persino espressioni come il giudizio di Paride e il tallone di Achille (ma recentemente a un esame universitario un nostro aspirante alla laurea breve credeva che il tallone di Achille fosse qualcosa come il ginocchio della lavandaia o il gomito del tennista). Ma come potrai interessarlo al "Mahabharata" o a Omar Khayyám, e in modo che queste nozioni lascino una minima traccia nella sua memoria? Arriveremo davvero a una educazione adatta al mondo della globalizzazione quando il 99 per cento degli europei colti ignora che per i georgiani uno dei poemi più grandi di tutta la storia letteraria è stato quello di Rustaveli, "L'uomo dalla pelle di pantera", e non ci siamo neppure messi d'accordo (controllate su Internet) se in quella lingua dall'alfabeto illeggibile si parlava di una pelle di pantera o non piuttosto di tigre o di leopardo? O continueremo a domandarci "Rustaveli, chi era costui?".

COMMENTO

Secondo un concetto entropico di sapere e cultura, ci sono dei limiti fisici invalicabili. Dato un rapporto estensione/conoscenza, all'aumentare dell'uno diminuisce l'altro. Il dubbio è se sapere poco di tutto o di tutto un po'. L'uomo rinascimentale è inapplicabile, in un contesto globale. La wunderkammer mentale in grado di contenere tutto non esiste per cui ritengo che si dovrà raggiungere un compromesso dove, ad argomento specifico, lo studioso dovrà informarsi su più culture. Il lettore quidam, come me e molti altri, credo che come sempre, seguirà i rivoli gravitazionali del gusto, dell'occasione, del passaparola, in un clinamen casuale.


11- Lettura a voce alta

Lettura a voce alta

Nel XVI secolo il numero e la visività, ovvero la tattilità e l'esperienza retinica si separarono nettamente e ciascuna ando' per la sua strada. Questa esperienza iniziata nel mondo greco fu mantenuta relativamente “fredda” fino all'accellerazione dovuta alle tecniche di stampa. In tutti i secoli della cultura manoscritta l'elemento visivo non fu mai del tutto dissociato dalla tattilità anche se diminuì drasticamente l'impero dell'udito.
Con Aristotele il mondo greco passo' dall'istruzione orale alla pratica della lettura, e si deve intendere alla lettura a voce alta. Aristotele fa notare nella sua Poetica che la tragedia e la poesia epica puo' produrre il suo effetto gicchè dalla semplice lettura ad alta voce dell'opera se ne puo' dedurre la qualità. Tacito parla di come gli scrittori fossero spesso costretti ad affittare il locale e le sedie per poter raccogliere dietro invito i propri ascoltatori e Giovenale si lamenta per il fatto che i ricchi davano in uso le loro case disabitate per mandare i liberti e i poveri a formare il pubblico, ma non erano disposti a pagare per le sedie.
Tra i greci il metodo normale per la pubblicazione di un'opera (e il riconoscimento dell'autore) era la recita in pubblico da parte dello stesso autore e in seguito da attori. Tutta la letteratura classica è stata concepita come un discorso rivolto al pubblico. Il teatro antico fu sensibilmente diverso da quello moderno perchè un opera recitata all'aperto davanti a 40.000 persone è diversa da una recitata nel buio di un teatro per 400 spettatori. La poesia, particolarmente, mostra di essere stata concepita per essere declamata e l'epica omerica era intesa come lettura pubblica e anche dopo che la lettura divenne privata i rapsodi continuarono a guadagnarsi da vivere cantando le gesta degli eroi ai banchetti o alle festività panatenaiche. Solone aveva fatto in modo che la recita di Omero avvenisse in ordine fisso e chi declamasse per secondo doveva ripartire da dove il primo si era interrotto. L'attenta cura per il suono che caratterizzo' la prosa di Gorgia non avrebbe avuto nessun significato se le sue opere non fossero state scritte per essere recitate. Con lui la prosa fu la degna erede della poesia e ne prese il posto.

Per tutto il Medioevo il lettore pronunciava le parole del testo ad alta voce e non di rado nelle biblioteche dei monasteri erano disposte celle dedicate alla lettura per non disturbare con la propria voce la consultazione degli altri monaci. Sant'Agostino nelle sue Confessioni riferisce di Sant'Ambrogio che leggeva senza muovere le labbra e cio' era ritenuto dalla gente un evento prodigioso. “Il suo occhio scivolava sulle pagine ma la sua lingua e la voce rimanevano immote...” In pratica lui e la gente scambiavano la profonda erudizione di Ambrogio per un fatto miracolistico.
Analizzando oggi edizioni stampate di manoscritti medievali, con introduzione, apparato critico, note e glossario, dimentichiamo che essi erano scritti in un'epoca in cui nè l'ortografia era codificata e nemmeno la grammatica era tenuta in gran conto perchè la lingua non era ancora il sigillo di conformità nazionale. Nell'età del manoscritto copiare e mettere in circolazione l'opera di un altro autore poteva essere considerata operazione meritevole e fino al XIII secolo scrivere in prosa era impensabile. Il pubblico voleva storie di avventura e movimento e gli autori non si soffermavano troppo sulla descrizione dei personaggi, compito che assolveva chi leggeva in pubblico semplicemente cambiando la voce e il gesto.
In breve, la storia del progresso dalla scrittura a mano alla stampa è la storia della graduale sostituzione di metodi visivi del comunicare al posto dei metodi auditivi.



Il cubicolo di lettura del monaco medievale era di fatto una cabina di audizione come quelle che negli anni settanta si trovavano nei negozi che vendevano dischi. Sono scomparse con il vinile e comprare oggi un CD è un fatto prettamente visivo e l'acquirente non sente affatto il bisogno di sentire tutte le canzoni prima dell'acquisto perchè vari mezzi audiovisivi lo hanno già informato del contenuto.
Se ci fate caso, sono scomparse anche le cabine telefoniche nelle nostre strade.
Un viaggiatore che si fosse trovato a Mosca negli anni settanta si sarebbe stupito nel constatare che in Russia, paese completamente orale fino a pochi anni or sono, non esistevano elenchi telefonici, cioè l'informazione (il numero di telefono) veniva memorizzata e custodita da una cerchia di conoscenti. Succede anche ai giorni nostri sotto la spinta audio-tattile delle nuove tecnologie, con il telefonino cellulare: niente elenchi ma numeri memorizzati in una rubrica.
E qui torna il problema millenario della perdita della memoria perchè anche la stampa a caratteri mobili ne fu la causa. Per uno studente prima della stampa l'apprendimento mnemonico non costituiva affatto un problema, e oggi si puo' constatare quanto sia piu' facile trovare una memoria prodigiosa nelle persone poco o per niente letterate.
La nostra capacità mnemonica è stata senza dubbio diminuita dall'introduzione del libro stampato perchè abbiano preso coscienza di non avere alcun bisogno di sovraccaricare la nostra memoria in quanto ci sono libri o dizionari facilmente consultabili che conservano l'informazione. Quando una nazione è ad alto tasso di analfabetismo e i libri sono rari, tutti hanno una memoria prodigiosa, o almeno superiore a quella di un comune lettore occidentale. Uno studente indiano è in grado di imparare a memoria parti di un intero libro e di riprodurlo senza errori oralmente in sede di esami. I testi sacri del Rigveda vengono preservati intatti attraverso la trasmissione orale. La poesia epica russa e jugoslava viene ancora tramandata da cantori in maniera orale e qualche fenomeno si riscontra anche in Italia (chiedere a Benigni che non è certo un illetterato, ma proviene da quella antica cultura orale e contadina) dove ancora oggi si puo' assistere a recite e cantate con grandi doti di memoria e improvvisazione. Ma la ragione fondamentale della nostra capacità mnemonica sta proprio nella completa separazione.della vista dall'audio-tattile. Quando una segretaria dei nostri giorni lascia gli appunti che ha davanti per scriverli sul computer, essa porta alla mente una riminiscenza prettamente visiva, mentre l'emanuense medievale conservava una memoria auditiva, cioè il suono delle parole e probabilmente di una parola per volta.



sabato 24 maggio 2014

10- I libri

I libri

Gli argomenti che abbiamo trattato fin'ora si sono occupati principalmente della parola scritta e del modo con cui essa trasferisce o traduce lo spazio audio-tattile del pensiero “sacro” del non letterato, nello spazio visivo dell'uomo “profano” cioè civilizzato. Quando questo trasferimento o metamorfosi si è realizzata ci troviamo nel mondo dei libri, siano essi manoscritti o stampati. Ed è di questo che Galassia Gutenberg si occupa.
Il concetto che il sapere provenga dai libri è un'idea moderna probabilmente derivata dal carattere letterario dell'umanesimo del XVI secolo. La concezione atavica del sapere invece è quella di ingegnosità, ovvero il possesso di acume, adattamento e furberia. Il prototipo letterario è Ulisse, l'Odisseo “uomo di multiforme ingegno” in grado di sconfiggere Troia, i Ciclopi e le avversità grazie al suo ingegno, cioè la capacità di affrontare le vicissitudini della vita.
Il non letterato getta una rete su tutto il pensiero del mondo. La mitologia e la religione sono forse strettamente imparentate perchè nascono dalla vita quotidiana dell'uomo e dalla sua preoccupazione nei confronti del soprannaturale. Furono i libri a dare forma al sapere e alla società umana con la separazione della parola dalla scrittura, cosa che avvenne lentamente con i manoscritti e gli incunaboli ma assunse una velocità esponenziale con l'invenzione della stampa a caratteri mobili.
Intanto come presupposto occorre fare una precisazione: cos'ha realmente inventato Gutenberg? All'epoca già si stampavano fogli con immagini e aforismi (5.000 anni prima indiani e cinesi stampavano preghiere con la stessa tecnica) il nerofumo ad olio era usato dai pittori, il cesello dei caratteri era tradizione degli orafi e il torchio già si usava per spremere l'uva. Quindi?
Occorre un esempio pratico: poniamo che vi venga in mente di inventare il Windsurf. Prendete una tavola da surf, incollate una piattaforma non sdrucciolevole, una vela da mettere in centro e un maniglione per manovrarla. Ecco, siete pronti per l'ufficio brevetti e chiunque voglia costruire un windsurf dovrà pagarvi delle royalties. Facile.
Ora invece, poniamo che inventiate lo sci nautico: il motoscafo c'è già, la corda pure, gli sci vanno solo adattati un poco, e quindi chiunque vi veda praticare lo sci nautico potrà fare lo stesso senza oneri.
Proprio questo capito' a quel poveraccio di Gutenberg. Si fece finanziare da un banchiere e impiego' tre anni per riuscire a stampare 180 copie della famosa Bibbia delle 42 linee. A questo punto il banchiere lo trascino' in tribunale, gli tolse la tipografia e continuo' a stampare per suo conto, imitato da altre tipografie che si erano gettate sul mercato fiorente. Gutenberg provo' ad aprirne una pure lui ma senza successo, anzi sembra che gliela bruciarono. Tanta gloria per un colpo di genio, ma non purtroppo per il lavoro di questo orafo trasformato in tipografo.
Tornando alla domanda iniziale, cos'ha realmente inventato Gutenberg?

Si può dire che Gutenberg abbia inventato un intero processo industriale, comprendente:
  • caratteri mobili (forgiati in metallo tenero e fondibile), ottenuti in rilievo da una matrice. Gutenberg usò il punzone degli orefici per creare non il singolo carattere, ma la matrice di una serie di caratteri (secondo il principio della fòndita a ripetizione). Dalla matrice si potevano ricavare, con apposite colature, i caratteri tipografici in quantità, grandezza e qualità desiderate;
  • L'inchiostro per i caratteri mobili, con qualità chimiche appropriate ai caratteri in metallo (non più ad acqua ma utilizzando l'olio);
  • Il processo di composizione con le relative attrezzature. La principale è il torchio tipografico, modellato sul torchio da vino dei coltivatori renani.
L'idea vincente di Gutenberg fu quella di sintetizzare strumenti e tecniche che già esistevano ed applicarle alla stampa.


Occorre precisare anche che la stampa modifico' il mercato relegando i manoscritti al commercio dell'usato mentre il libro nuovo, omogeneo e unificato apri' il commercio con prezzi fissi.




venerdì 23 maggio 2014

9- Il Sacro e il Profano

Sacro e profano

Con Galassia Gutemberg, Marshall McLuhan intende mostrare come e perchè l'uomo alfabetico desacralizzo' la forma del suo essere citando e dissentendo dal pensiero di Mircea Eliade che nel suo Sacro e Profano indica lo spazio sacro e la costruzione rituale dell'abitazione umana, la varietà dell'esperienza religiosa della civiltà arcaica confrontandola con quello che sono diventati per l'uomo moderno privo di religiosità, la casa, gli utensili il sesso, il lavoro e così via.
“E tuttavia – continua Eliade – tra il cacciatore nomade e il coltivatore sedentario vi è una somiglianza di comportamento: entrambi vivono in un cosmo sacralizzato.... E' sufficiente confrontare la loro situazione esistenziale con quella dell'uomo delle società moderne il quale vive in un cosmo desacralizzato e inmediatamente ci rendiamo conto dell'abisso che separa i primi dal secondo...”
E' naturale che prima della scrittura non esistano sostanziali differenze tra il nomade e il sedentario, cioè lo specializzato che si avvia a scoprire la forma visiva dell'esperienza umana. Che Eliade chiami il sedentario audio-tattile “uomo religioso” è arbitrario e immotivato, a meno che non vogliamo interpretare questo termine come “irrazionale”.se per “razionale” vuol dire esplicitamente lineare, sequenziale, visivo.e la facilità con cui nel mondo della parola scritta ci si avvia verso posizioni nominalistiche impensabili per un non letterato. Le idee platoniche e aristoteliche sono un esempio di trasferimento dalla realtà dell'oggetto a formula verbale, ripetibile e permanente (in realtà solo in apparenza) perchè l'essenza non è parte dell'oggetto ma della sua definizione.e anche concetti quali sostanza e qualità come attributi dipendono da descrizioni verbali esattamente ripetibili con l'ordine lineare con il quale le parole devono essere usate.
Ogni cultura basata sull'alfabeto fonetico tende a mettere le cose sotto o dentro le altre per una costante pressione sublimante per cui il codice scritto contiene per il lettore l'esperienza del “contenuto” cioè della parola. La difficoltà del comprendere i miti è proprio questa, perchè essi non escludono nessun aspetto dell'esperienza essendo omnicomprensivi e tutti i livelli di significato sono simultanei perchè ogni significato, tutti i significati sono contenuti nelle parole pronunciate.
Ogni cultura che si trovi a tradurre se stessa da una forma estrema in un'altra si troverà inconsapevolmente in un periodo di grande creatività come successe in Grecia nel quinto secolo o nel Rinascimento. Ma pure ai nostri giorni via via che la nostra epoca traduce se stessa all'indietro nelle forme tribali, orali, auditive sotto la pressione della tecnologia elettronica della simultaneità noi diventiamo acutamente consapevoli dell'acritica accettazione di metafore e modelli visivi dei periodi storici che ci hanno preceduto. L'approdare al Villaggio Globale ci permetterà di liberarci dalla schiavitu' della percezione di un solo senso, la vista, che abbiamo visto, se portata all'eccesso provoca ipnosi, cioè al sonno di Newton da cui è giunta l'ora di liberarci.
Il dormiente si sveglia quando venga stimulato in uno degli altri sensi che lo imprigionano.
L'era elettronica è l'era del risveglio.




giovedì 22 maggio 2014

8- Il papiro e la strada

Il papiro e la strada

Platone fu considerato per tutto il Medio Evo semplicemente l'emanuense di Socrate che non scrisse nulla delle sue intuizioni. Egli si trovo' ad operare intellettualmente a cavallo tra il mondo tribale-auditivo del racconto mitologico e le nuove tecnologie che iniziano con il primo apparire della scrittura, cioè della visibilità astratta dagli altri sensi. Nella sua Mimesi Platone esprime le sue perplessità con la convinzione che questa potesse diminuire la consapevolezza ontologica con un impoverimento dell'Essere. (Nasce da qui il problema dell'impoverimento della memoria col dialogo tra Theuth, l'inventore dell'alfabeto e il suo Re Thamus, argomento ripreso con vigore ai giorni nostri da Umberto Eco.) Ci troviamo di fronte nel pensiero e nell'arte al racconto mitologico, magico plenisensoriale che porta alla rappresentazione bidimensionale, dove le figure sui vasi greci non occupano uno spazio ma lo riempiono, mentre lo scrivere l'alfabeto su di un supporto, probabilmente influenza il piano della geometria di Euclide con le sue evidenti limitazioni: lo scorrere uniforme e unidirezionale del tempo non permette ai Greci di risolvere il problema di Achille e la tartaruga, mentre le parallele che non si incontrano mai non permette loro di vedere in prospettiva, cioè di tradurre visivamente da un piano bidimensionale, l'effetto tridimensionale di linee che convergono alll'infinito.

Omogeneità, ripetibilità, uniformità, furono le componenti visive che emersero dalla matrice audio.tattile della mitologia greca che influenzarono il modo di percepire la realtà dei Greci. I Romani estesero questi concetti alla sfera civica e militare, all'arco in architettura e dello spazio chiuso, cioè prettamente visivo. Estesero la linearità dell'Impero con le linee delle loro strade, e l'omogenizzazione delle masse attraverso la scrittura sul papiro. Importante specificare il supporto della scrittura, perchè mentre i Greci scrivevano sui vasi i Romani impressero un impulso notevole alla velocità dovuta alla combinazione scrittura-papiro-strada, che accellero' notevolmente la comunicazione.

“Il tipo e il grado di esperienza “letterata” dei Greci non furono sufficientemente intensi da tradurre il loro patrimonio audio.tattile che divenne accessibile alla sensibilità imana soltanto con l'avvento della stampa...”



martedì 20 maggio 2014

7- La scrittura fonetica

Scrittura alfabetica

Quando una nuova tecnologia estende uno dei nostri sensi, l'assimilazione e la traduzione nella cultura dell'individuo e della società si espande con la stessa rapidità con cui la nuova tecnologia viene interiorizzata. Molte delle nuove idee possono essere assimilate soltanto cambiando l'immagine pittorica che abbiamo del mondo per consentire un nuovo equilibrio nei rapporti tra tutti i nostri sensi e di conseguenza quelli dell'intera società. E' il mutamento che si chiedeva ai contemporanei di Copernico mentre insegnava che la terra non stava ferma, o nel secolo scorso nell'ascoltare le teorie di Einstein che esigevano un notevole sforzo immaginativo mentre le generazioni future le assimileranno prima che le loro strutture mentali divengano fisse.
E' un concetto che apparirà piu' chiaro con un esempio musicale.
I Beatles rappresntano la rivoluzione musicale piu' importante dopo Behetoven perchè essi inclusero due nuove note nelle scale musicali delle loro canzoni cambiando di fatto alcune scale cromatiche. In verità la novità non era tanto nelle Blue Note, che già erano incluse nelle canzoni del blues americano, ma i loro coretti a quattro voci, basati su queste nuove scale, facevano sì che non seguendo il Bordone Canonico, al primo ascolto dessero l'impressione di stonare. Stonature gradevoli, ma sempre stonature. Finchè col ripetere dei loro motivetti, il fenomeno divenne tanto clamoroso da aver cambiato la storia della musica e degli arrangiamenti, perchè “cio' che conta è l'effetto, non i fatti sensori”.

“A partire dall'invenzione dell'alfabeto fonetico vi è stato nel mondo occidentale una continua spinta verso la separazione dei sensi, delle funzioni, delle operazioni, degli stati emotivi e politici, oltre che dei compiti...”
Sarà l'Arte ad aiutarci alla comprensione di questo passaggio di McLuhan: la pittura dei primitivi e bidimensionale mentre quella degli alfabetizzati è tridimensionale almeno fino a Cesanne.
La detribalizzazione dell'individuo è dipesa almeno in passato da un'intensa vita visiva stimolata dall'alfabeto fonetico e dalla scrittura. Scrittura fonetica soltanto, perchè unica nel suo genere.

L'invenzione dell'alfabeto fu la traduzione di un complesso intreccio organico di funzioni in un solo spazio. Esso trasforma l'uso simultaneo di tutti i sensi in un codice esclusivamente visivo. Prima esistevano forme di scrittura pittorica o logografica, che era sì fonetica ma che usavano quella che gli studiosi chiamano rindondanza del linguaggio, cioè una frase polisillabica poteva essere evocata con molti segni che aiutassero a comprimere la parola fino al suono corretto. Alfabeto fonetico elimina la rindondanza e codifica tutto il dicibile raggruppandolo in una trentina di segni senza significato che evocano suoni senza significato ma che messi in un contesto lineare, continuo e omogeneo evochino la parola desiderata. Questa semplicità tolse agli scribi e ai sacerdoti l'eslcusiva della cultura e si espanse alla conquista di altre scritture, altre civiltà. Perchè la scrittura fonetica puo' fagocitare qualsiasi altra scrittura ma non puo' accadere il contrario. O almeno, non poteva accadere, perchè oggi con la tecnologia elettronica si riscontra un recupero dell'auditivo tribale, del non esclusivamente visivo, della necessità di nuove forme piu' rapide e contratte di wscrittura e soprattutto nella necessità di linguaggi post-alfabetici (le icone di Windows sono un classico esempio) che superino gli idiomi, i nazionalismi, le barriere culturali.
L'alfabeto è il piu' pratico il piu' completamente sviluppato e il piu' facilmente adattabile sistema di scrittura.
Fino ad ora.
I tempi sono maturi per un passo in avanti.


lunedì 19 maggio 2014

6- Il Villaggio Globale

Il Villaggio Globale

E' spesso fonte di sorpresa per i sociologi del nostro tempo scoprire che a mano a mano che scopriamo, approfondiamo e penetriamo negli strati piu' profondi della consapevolezza non letterata ci troviamo davanti ai piu' avanzati e raffinati concetti dell'arte e della scienza di questo secolo. E' un ossimoro attorno al quale si accendono quotidianamente animate controversie mentre il nostro sistema di percezioni sta passando inesorabilmente da un orientamento prettamente visivo ad un orientamento auditivo dovuto all'elettricità, immediata, avvolgente,multidirezionale e soprattutto ad Internet. Le discussioni vertono principalmente sui contenuti trascurando le cause de i processi. Il foglio su cui si scrissero le lettere dell'alfabeto influenzo' il piano della geometria euclidea? La prospettiva sarà l'evoluzione del punto di vista unico dovuto alla stampa con i caratteri mobili? La discussione è aperta ma un fatto è incontrovertibile: la percezione è cambiata da quando con l'invenzione del telegrafo il messaggio arrivo' prima del messaggero, anzi di piu' oggi messaggio e messaggero sono la medesima cosa...
I filosofi greci non solo vennero stimolati dal venire in contatto con la cultura di altri paesi ma poichè non avevano una casta sacerdotale depositaria del patrimonio di saggezza del proprio pensiero, in pratica essi stessi non avevano una scienza propria e non esistevano interessi costituiti per mantenere il patrimonio di conoscena che impedissero di accettare de elaborare nuove teorie.
E' questo lo svantaggio che pone il mondo occidentale quale soccombente nei confroni dei mondi auditivi che percepiscono senza remore le nuove sollecitazioni.
A questo punto devo fare un esempio altrimenti ci perdiamo.
Il romanzo moderno nasce in Francia e i picareschi in Spagna, si aggancia alla poesia del tardo Romanticismo tedesco, esplode in Inghilterra coi romanzi libertini fino ad esplodere nei romanzi d'appendice. In Italia escluso Alfieri e Foscolo (e per la prosa l'inarrivabile Manzoni) tutto piatto fino ai veristi con Verga, Deledda...
Il poco interesse per il romanzo si deve soprattutto al fatto che leggere, scrivere, pubblicare libri era un fenomeno d'elite e il popolo, che non sapeva leggere, cantava. E' in questo periodo che nasce il Melodramma, storie struggenti cantate e non lette. I teatri dell'Opera in Italia sono circa 800, un numero abnorme se paragonato al resto d'Europa, ma furono le romanze e i canti delle opere che incanalarono persino il Risorgimento. Si pensi che i fratelli Bandiera – non unici ma certo i piu' famosi- al momento della fucilazione intonarono un coro di opera.
E veniamo ai nostri giorni. Non possiamo certo affermare che i nostri giovani laureati si possano catalogare nella categoria dei tribali-auditivi, ma le loro radici certamente sì. Ecco perchè i nostri ricercatori sono ambiti nelle Università straniere dove con la loro intuizione auditiva rappresentano un plus alla ricerca basata su team alfabetici-visivi. Perchè la scienza moderna è auditiva ma noi per facilitarne la divulgazione l'abbiamo trasformata di schemi e disegnini per la facile comprensione. Immaginiamo la materia impastata di atomi come fosse una torta, ma non è così. Il nucleo dell'atono con tante palline al centro e una pallina che gira in periferia, ma non è così. La nostra imponente zavorra di tecnologia letterata e meccanicistica ci rende impotenti e inetti ad affrontare le nuove tecnologie elettromagnetiche. La nuova fisica è un campo auditivo e la nostra società a lungo tempo letterata non si trova a suo agio a cambiare l'occhio per l'orecchio. Ma non è questo il punto, il cambiamento non sta nella sostituzione ma nel fagocitare varie culture e farle convivere in un insieme intellettuale fatto di fenomeni a macchia di leopardo, un po' come vivere in un villaggio globale con suoni di tamburi nella selva circostante e percepire la delicatezza dell'orecchio, che l'occhio non possiede.

Oggi, con l'elettricità che crea condizioni di estrema interdipendenza su scala planetaria, ci muoviamo rapidamente in un mondo auditivo di eventi simultanei e tuttavia le abitudini della scrittura permangono nel nostro modo di parlare, nella sensibilità nel nostro modo di strutturare lo spazio e il tempo nella vita quotidiana. La scrittura e la propensione visiva avranno ancora per molto tempo la supremazia sull'elettricità e sulla consapevolezza del campo unificato. Ma allostesso tempo saranno i popoli auditivi che con le nuove tecnologie si avvantaggeranno in campi completamente sgombri da macerie culruali ammassate per secoli.”

La scoperta dell'elettromagnetismo ha interrotto il servomeccanicismo secondo il quale ogni invenzione tecnologica era la protesi delle nostre braccia, delle gambe, dei piedi e dei nostri sensi. Ora tutte le reazioni umane diventano un “campo” simultaneo, facendoci vivere tutti in un villaggio planetario, uno spazio limitato risuonante di tamburi tribali.




5- Il Mito è fondatore

Il Mito è fondatore

Se una nuova tecnologia viene introdotta in una cultura provocando un' accentuazione di uno dei nostri sensi allora il rapporto tra tutti i sensi ne viene alterato perchè ognuno di essi, quando viene acutizzato ad alto livello d'intensità, puo' anestetizzare gli altri sensi. Succedeva dal dentista negli anni sessanta quando si applicavano tecniche cosiddette “audiac” che erano altissimi rumori indotti per abbassare il dolore. La stessa ipnosi altro non è che isolare intensamente la vista fino al trance, e negli anni ottanta in alcuni centri benessere erano in uso le vasche amniotiche, involucri dove si era immersi in acqua tiepida al buio con lo scopo di aumentare il relax che altro non era che isolare il senso del tatto per raggiungere un effetto pre-ipnotico.

“L'uomo tribale non letterato vive in uno stato di intensa accentuazione dell'organizzazione auditiva di tutta la sua esperienza e va considerato in un certo senso un individuo in trance...”

Prima di Platone la grande narrazione era affidata al mito, che al pari dell'aforisma è caratteristico della cultura orale, perchè fino a quando la parola scritta non privo' il inguaggio della sua risonanza magica e pluridimensionale, le parole erano un mondo poetico avvolgente, pieno di rivelazioni, almeno così veniva recepita la consapevolezza umana non letterata.
Il mito è fondatore della storia e del linguaggio prima che la scrittura obbligasse alla linearità e alla precisione temporale. “...e Caino uccise Abele” è la precisa formulazione di complessi processi sociali che avevano impiegato secoli per imporsi. Abele praticava la pastorizia che a quei tempi significava nomadismo, mentre Caino era agricoltore, cioè si era fermato, aveva seminato i campi e allevato le bestie nei recinti, cominciando a contare e a scrivere. In questo modo uccise il nomadismo della pastorizia, così uccise Abele.
Se oggi la ricchezza si genera trasportando l'informazione, alle origini era il trasporto delle merci che generava ricchezza. Così armenti e greggi venivano portati da una parte all'altra del territorio per fini commerciali. Era il passaggio di mano di questi beni che generava difficoltà, perchè allora non c'erano i frigoriferi e le bestie andavano trasportate vive. Un sistema ingegnoso che inventarono in Mesopotamia (ma ho trovato tracce anche esplorando l'antica Persia) era quello di generare palle di terracotta, riempirle con ossicini e legnetti intagliati che rappresentavano il numero del gregge o degli armenti, far mettere un sigillo di garanzia dall'autorità del luogo e partire. Una volta a destinazione si rompeva il contenitore e si contavano gli animali e veniva pagato il loro valore. Il problema era che ad ogni passaggio bisognava rompere l'involucro e farne uno nuovo pagando nuove spese all'autorità di controllo. Nacquero così sistemi ingegnosi per il quale il contenitore conteneva il numero di ossicini e legnetti pari al numero degli armenti, ma lo scrivevano fuori dal contenitore di terracotta, così che ad ogni passaggio di danaro e merci non fosse necessario rompere il contenitore, da qui nacquero i primi segni che sarebbero diventati numeri e lettere dell'alfabeto.

Scrittura salì sul muro
del Giardino dei Numeri
poi con le ali della Poesia
fuggì per sempre
librandosi..

Due parole di spiegazione: Scrittura e Poesia (epica) sono scritte in maiuscolo come fossero persone e pure il Giardino è maiuscolo come se fosse l'Eden. Fuggì librandosi è un doppio senso, che significa anche diventare libri.





domenica 18 maggio 2014

LA PERSUASIONE

LA PERSUASIONE

Su www.focus.it dello scorso settembre in edicola, c’è un interessante articolo di Giovanna Camardo che riprende alcune considerazioni della Prof. Nicoletta Cavazza docente di psicologia sociale all’Università di Modena-Reggio E.

Articolo interessante anche perché dopo i lavori di Mario Silvano (in Italia), Vance Pakard (i persuasori occulti) e pochi altri, ci sono stati pochi aggiornamenti sulla materia che riguarda la pubblicità, le tecniche di vendita e la propaganda politica e di guerra.

La riflessione della prof. Cavazza si articolano in tre punti fondamentali. Primo:

COME FARSI DIRE SI’
che secondo la studiosa è una questione di strategia:
  1. scegliere il momento
  2. scegliere l’approccio idoneo
  3. scegliere il messaggio più persuasivo che puà essere:


Poi articola la tecnica di persuasione in alcuni punti secondo lei fondamentali:


FARE PER PRIMI UN FAVORE
Per sfruttare un principio potentissimo: la reciprocità: “Fare un favore non richiesto genera un obbligo in chi lo riceve”. Questa spinta è vincente perché alla base di ogni organizzazione sociale e mette in moto meccanismi automatici atavici. Pensate a coloro che raccolgono fondi tra i passanti: ti regalano una spilla e POI ti chiedono un’offerta…

ECCESSO NELLA PRIMA RICHIESTA
Si ottiene facendo una richiesta alla quale l’interlocutore certamente risponderà in modo negativo, ma che apre la strada ad una richiesta più consona il cui assenso sarà agevolato dal rimorso di aver negato una prima volta. Per esempio:
“Mamma, posso andare via per il fine settimana con gli amici?”
“No? Che peccato. Posso almeno uscire con loro sabato prossimo?

OFFERTA VANTAGGIOSA….MA SCADUTA
E’ sotto gli occhi di tutti in questi giorni: le offerte di varie compagnie aeree per andare in qualsiasi capitale europea per meno di dieci Euro. Attratti dall’offerta probabilmente ci sederemo al desk dell’operatore turistico scoprendo che tra tasse, trasporti extra, ed altri ammennicoli, si scopre che il prezzo è salito attorno ai 150 Euro, il che è molto maggiore della prima offerta, ma sicuramente competitivo con le tariffe correnti, e da qui la scelta.

IL PRINCIPIO DELLA COERENZA
In tutti noi c’è l’impellente necessità psicologica di essere coerenti con noi stessi e con le persone.
Occorre quindi farsi dire un primo sì con una tecnica chiamata “il piede nella porta”. In pratica si ottiene un primo assenso su una piccola richiesta per poi avanzarne un’altra più impegnativa. Il principio di coerenza funziona meglio se il comportamento è pubblico. Succede per esempio, quando ci richiedono una firma per un problema sociale e poi si avanza la richiesta di un contributo.

PARLARNE A PRANZO
Già negli anni ’30 lo psicologo Gregory Razran aveva notato che le persone tendono ad essere più “malleabili” verso la fine di una cena o di uno spuntino. Se volete attrarre la sua attenzione su punti controversi, fatelo dopo aver offerto un caffè la caffeina infatti aumenta l’attenzione e le capacità cognitive.

VESTITI PER CONVINCERE
Pure il McLuhan sottolinea il fatto che l’abbigliamento sia una componente della comunicazione di massa. Vestirsi in modo adeguato potrebbe farci percepire come “integrati” o addirittura esperti nel settore, quindi affidabili. Basti pensare a quanta pubblicità (ora vietata) di dentifrici o assorbenti, è stata veicolata da attori rassicuranti perché recitavano i loro slogan con il camice del medico!


Un’ultima tecnica, a mio avviso piuttosto controversa, infatti decisamente sconsigliata nelle tecniche di persuasione elaborate negli anni ’60 sarebbe:

IL CONTATTO FISICO
Sfiorare cioè la persona sul braccio o sulla spalla renderebbe più personale la richiesta con buone probabilità che essa venga accolta.
Il metodo Fuller invece (Fuller è il venditore di spazzole porta a porta che contribuì alla rinascita economica degli U.S.A. dopo il crollo del ’29) tracciava un immaginario cerchio attorno all’interlocutore dentro il quale era pericoloso entrare per non suscitare reazioni contrarie.


LA SCUOLA ITALIANA

Negli anni ’60 fiorirono molte pubblicazioni sulle tecniche di vendita importate dagli Stati Uniti.
Da noi invece si impose Mario Silvano che nei suoi corsi di formazione del personale di vendita, basava tutte le argomentazioni sui sette peccati capitali. Egli infatti asseriva che questi non sono altro che l’eccesso di una tendenza naturale delle persone.
L’Avarizia, poteva essere usata nelle argomentazioni riguardante il denaro, gli investimenti il risparmio, l’Ingordigia poteva essere indirizzata per argomentare sul possesso di cose sempre più belle e via così.

L’Ufficio Marketing della Rizzoli Editore (erano gli anni delle vendite a tappeto di enciclopedie) editò una pubblicazione interna ad uso dei diplomati che venivano addestrati alle tecniche di vendita, concentrando le argomentazioni su sei e solo sei MOTIVAZIONI REALI D’ACQUISTO
Che rispondevano all’acronimo: IL CASO

I NEDITO
L UCRO

C OMODITA’
A FFETTIVITA’
S ICUREZZA
O CCASIONE


Premesso che non è una sola motivazione razionale a determinare l’acquisto ma un cocktail di due-tre motivazioni legate insieme, per far comprendere il concetto presentavano un grafico con la casa della signora Maria, il suo macellaio col negozio nella stessa strada, un minimarket poco distante ma nel medesimo rione, ed il supermercato (allora era cosa rara!) distante ma che oggi e solo oggi vendevano VITELLA VERGINE DELL’ARGENTINA.
Certamente non si poteva sapere dove la signora Maria sarebbe andata a comprare la carne oggi, anche se la statistica, che è una scienza esatta, avrebbe saputo dire in percentuale quali e quante persone si sarebbero spostate da un punto all’altro.
La tecnica invece avrebbe permesso di sapere quali spinte avrebbero agito sulla signora Maria per l’acquisto della carne di quel giorno.

COMODITA’ l’avrebbe fatta scendere di sotto per comprare la carne dal macellaio abituale, che per il suo rapporto continuativo e personale con la clientela, avrebbe rafforzato pure la sua SICUREZZA sull’acquisto. IL LUCRO le avrebbe fatto risparmiare danaro facendo un poco più di strada per un prezzo migliore al mini market. L’amore per i figli e la famiglia (AFFETTIVITA’) le avrebbe fatto decidere dove comprare per aver la miglior qualità.
La vitella vergine dell’Argentina era un’OCCASIONE (solo per oggi) per provare la tenerezza di una carne INEDITA, cioè fuori dai canoni della consueta spesa.



MANIPOLARE L’OPINIONE PUBBLICA

Chi si ricorda dell’antrace?
Quando scoppiò il caso in America nel solo Ottobre 2001 vennero contati 1.192 articoli e in Novembre 886. Poi calò il sipario.
E l’aviaria? Secondo Naomi Klein, autrice del best-seller SHOCK ECONOMY, l’allarme mondiale venne lanciato dagli USA dove la Gilead Sciences – che aveva come presidente Donald Rumsfield- era l’usufruttuaria del brevetto Tamiflou, l’unico vaccino (anche) contro l’aviaria.

Questi sono solo due esempi di persuasione collettiva esercitata dai mezzi di comunicazione di massa, o dalla politica attraverso di essi.
Faccio un esempio pratico: ogni giorno agenzie mondiali battono in media 20.000 notizie di avvenimenti. In Italia le nostre agenzie “lanciano” 2.000 avvenimenti che possono essere considerate notizie. Ora fateci caso: il telegiornale ad ogni edizione ne manda in onda una dozzina che tra le varie edizioni, approfondimenti eccetera possono raggiungere la quantità di una cinquantina di notizie. La domanda è questa: chi dà la priorità alle notizie? In parole semplici, chi decide QUALI sono le notizie degne da essere pubblicate e quali no?

Mi pare superfluo sottolineare che il grado di attenzione dato alle notizie ne determina l’importanza che il pubblico dà ai fatti. E’ quindi fuorviante sentirsi dire dai direttori delle varie testate che pubblicano quello che vuole il pubblico, perché il pubblico vede quello che gli si propina e non altro. Si parla tanto in questi giorni in Italia dei vergognosi incidenti sul lavoro. Circa tre al giorno, ed abbiamo la percezione che ci sia stato un aumento di questi fenomeni e che ORA vadano fermati. Ma è dal dopoguerra che le statistiche ci segnalano che in media in Italia sono morti 1.400 lavoratori all’anno, ma noi abbiamo la percezione che il fenomeno sia attuale.

Anche se non abbiamo la certezza assoluta che i media non siano in grado di influenzare gli atteggiamenti e le opinioni politiche, mi pare ovvio d’altra parte, che se gli argomenti diventano importanti perché i media ne parlano tutti i giorni, allora sarà anche in base a quegli stessi argomenti che le persone formuleranno i loro giudizi sui politici ed i loro partiti.
Ho trascorso un paio d’anni a Cuba ed ho avuto modo di seguire quasi ogni giorno il loro telegiornale dal quale MAI ho appreso una notizia luttuosa, una disgrazia, un incidente stradale, un omicidio. La tecnica era uguale a quella fascista delle veline dove erano aborrite le notizie di cronaca nera per dare all’opinione pubblica l’impressione che la criminalità fosse in calo. E’ una mia opinione personale – ripeto personale- ma credo che queste tecniche si rifacciano tutte al famoso manuale di Goebbels, sinistro responsabile della propaganda di Hitler. I mezzi italiani invece, non essendo sottoposti ad eccessive spinte politiche, hanno sottolineato i fatti di micro criminalità quotidiana ma lo hanno fatto in maniera così distorta da indurre l’opinione pubblica a pensare che detti fatti siano tutti a carico della nuova immigrazione, e sollecitando il Parlamento in molte forme, a discutere l’argomento della sicurezza nella nostra società.

Se la demagogia secondo Aristotele era la tecnica per governare le masse fingendo di assecondare le loro aspettative, fu Carl Schmitt a perfezionarne le tecniche con il concetto amico-nemico la cui tensione creerebbe la normalità sociale. Non solo, ma fu pure il suo concetto di “nemico fuori dai confini” da indicare alle masse per aggregarne il consenso (e non mostrare le pecche della politica interna). Tutti questi concetti si basano sul riflesso atavico della paura (xenofobia, tensione sociale, perdita del lavoro, timore dei cambiamenti ecc.) e di tutte le soluzioni proposte per affrontarla e vincerla.

I moderni pubblicitari sono convinti che nelle loro campagne contro i comportamenti dannosi (fumare, guidare in stato di ebbrezza, andare in moto senza casco ecc.) i migliori risultati si hanno mostrando le conseguenze del comportamento a rischio, con immagini di incidenti, ospedali, sangue eccetera. Secondo loro queste immagini sgradevoli per essere annullate abbisognano della “raccomandazione” inserita al termine del messaggio (mettete il casco, allacciate le cinture, ecc.).
Io personalmente dubito di queste affermazioni perché dopo ogni immagine contro il fumo mi viene sempre voglia di accendermi una sigaretta consolatoria…
Per i pubblicitari invece saremmo più portati ad evitare una perdita che a cercare un guadagno.

Usando le stesse tecniche i leader politici sono oggi in grado di evidenziare, definire e sfruttare gli oggetti della preoccupazione collettiva. Sono recenti i casi negli USA, per esempio, dove ponendo l’accento sui pericoli del comunismo, del terrorismo, sulla minaccia irachena o iraniana, siano riusciti a far accettare scelte politiche mettendo a tacere l’opposizione e facendo leva sulla paura.
(Per inciso le stesse tecniche vengono usate da Fidel Castro quando mostra al suo popolo il pericolo di un’invasione americana, ottenendone cos’ il più incondizionato consenso).

Se è estremamente difficile far cambiare squadra di calcio, marca di sigarette oppure orientamento politico a chi ha già le idee chiare ma anzi va a cercare ogni nuova informazione per cementare le proprie convinzioni (McLuhan diceva che leggere il giornale al mattino è come immergersi in un bagno caldo) orientare la propaganda politica verso gli indecisi e di chi non ha opinioni ben precise è diventata la principale attività della politica, anche perché soprattutto in Italia, le parti politiche sono così ben distribuite che una piccolissima parte dell’elettorato può determinare il successo di una compagine ( L’Unione, che nel 2006 portò al governo Romano Prodi ebbe una maggioranza di 25.000 elettori, pari agli spettatori di un piccolo stadio di calcio domenicale).

Gli indecisi quindi, soprattutto quelli che decidono al momento del voto, non sono interessati alle vicende del governo, alla posizione o moralità dei candidati, o peggio alla qualità dei programmi, sono invece influenzati da elementi che facendo da ammortizzatori decisionali rendano loro la scelta rapida e quindi indolore.
Le strategie persuasive quindi, si adattano ai tempi rapidi dell’ultima ora e dalle strutture tecnologiche messe a disposizione dei partiti. Si lanciano messaggi semplici e lineari scelti da professionisti pubblicitari. Se i programmi ormai sono omogenei (nelle promesse, ma poi…) i discorsi redatti da scrittori professionisti che conoscono l’arte della retorica, sono sempre identici per scavare una profonda fossa nella memoria della gente, e sempre lunghi, affinché il discorso che è il contenente possa trasportare il contenuto che è l’immagine del leader, i suoi capelli tinti, il taglio dei vestiti, e il colore del cerone che gli dà l’impressione di una persona in perfetta salute.



COME TI CONVINCO A SCENDERE IN GUERRA

Se siete arrivati a leggere fino qui ( e me lo auguro di cuore) conoscete già la maggior parte delle tecniche usate ANCHE per convincere la gente che scendere in guerra è cosa buona e giusta.
La propaganda di guerra, oltre alle tecniche già analizzate, batte sulle coscienze con ritmi sempre più parossistici, anestetizzanti. Le principali linee della manipolazione di massa vertono su dieci punti fondamentali:

1- NOI NON VOGLIAMO LA GUERRA!
Vogliamo solo difenderci dalle azioni del nemico

2- IL SOLO RESPONSABILE DELLA GUERRA E’ IL NEMICO!
Se attacchiamo è perché vogliamo anticipare l’aggressione del nemico (la famigerata guerra preventiva). La decisione della pace o della guerra dipende solo da lui.

3- IL LEADER NEMICO E’ UN MOSTRO!
L’operazione più semplice è paragonare il leader nemico ad Hitler. Qualunque azione egli faccia, la comunicazione l’accosterà arbitrariamente ad altri avvenimenti che forse non hanno nulla in comune (Saddam e le due torri, per esempio) per favorire correlazioni illusorie a sfavore del nemico

4- LA GUERRA PER NOBILI SCOPI
Non emergono mai cause economiche o strategiche (Bush, ha fatto come quei delinquentelli che non avendo i soldi per pagare il benzinaio, lo rapinano). Il militarismo tedesco, la pulizia etnica, esportare la democrazia, abbattere il tiranno, sono tutte nobili motivazioni che nascondono reali e inconfessabili motivazioni economiche o espansionistiche.

5- IL NEMICO COMMETTE ATROCITA’, I NOSTRI SONO IN MISSIONE DI PACE
Le immagini crude degli attentati suicidi (sbolognati come forma di codardia) fanno da contraltare a quelle dei nostri soldati che aiutano i civili, abbracciano bambini, e se colpiscono le popolazioni inermi sono sempre a causa di effetti collaterali, o involontari. In questa fase si usa molta attenzione ad usare eufemismi invece di termini reali.

6- IL NEMICO USA ARMI PROIBITE
Noi usiamo regole certe ed armi cavalleresche mentre il nemico no. Nella prima guerra mondiale si accusava il nemico di usare gas letali (da tutte e due le parti) mentre per attaccare Saddam, Colin Powel si presentò all’ONU con la famigerata fialetta di antrace.

7- IL NEMICO HA SUBITO FORTI PERDITE, NOI SOLO UN PAIO DI FERITI
E se è caduto un elicottero, forse è per un guasto tecnico…

8- COMPAIONO ARTICOLI DI SOSTEGNO ALLA GUERRA
Vengono messi in campo artisti, intellettuali, star cinematografiche per far loro dire, qualche volta inconsapevolmente, che siamo nel giusto, e che la guerra è crudele ma doverosa.

9- LA NOSTRA CAUSA E’ PIU’ CHE GIUSTA
Gott mit uns
Dio lo vuole
Gesù Cristo mi consiglia

10- CHI AVANZA DUBBI E’ UN TRADITORE DELLA PATRIA!
Questa è poi l’azione più pericolosa per il libero pensiero perché il conformismo strisciante limita le critiche per non apparire un disfattista.







PER SAPERNE DI PIU’:

N. Cavazza – Comunicazione e persuasione – Il Mulino
R. Cialdini – Le armi della persuasione – Giunti
A. Morelli – Propaganda di guerra - Ediesse




Aldo Vincent

sabato 17 maggio 2014

A che servono gli Intellettuali oggi?

A che servono gli Intellettuali oggi?
Non c’è alcuna provocazione in questa domanda, ma solo un tassello per capire in che modo si collocano i nuovi barbari in questa società.
Cominciamo, come sempre dal McLuhan: la velocità elettrica e di conseguenza il computer e Internet, hanno fatto scomparire l’autorità scolastica (nel senso di docente-emittente allievo-ricevente) così come stanno dissolvendosi le sovranità nazionali. Gli antichi schemi di espansione meccanica dal centro alla periferia hanno perso in parte la loro potenza. Alla rete ferroviaria si è sostituita la rete elettrica e ai gangli che attorno alle stazioni coagulavano nuovi centri di distribuzione delle merci, si sono sovrapposti “server” che distribuiscono pacchetti d’informazione in modo che ognuno sia il centro del proprio universo.

Questo capovolgimento era già presente nei congegni elettrici, come l’aspirapolvere o la lavatrice messi sul mercato affinché il lavoro della servitù venisse fatto da ciascuno di noi. Ed ognuno (compresa la servitù), liberata da questi lavori divenisse un consumatore di congegni “che facevano risparmiare tempo”. Ma questo concetto non è esatto. Agli albori della civiltà l’uomo dedicandosi all’agricoltura, si alzava col levarsi del sole e lavorava un giorno intero e si ritirava al tramonto con la consapevolezza di poter mantenere la sua famiglia. Oggi, dopo secoli di civilizzazione, e di macchine-protesi per diminuire la fatica e accorciare i tempi di produzione, l’uomo moderno si alza sempre all’alba e torna a casa al tramonto. Sembrerebbe non averci guadagnato nulla e invece, ha risparmiato tempo PER POTERSI DEDICARE AD ALTRO (compresi altri lavori).

Il procedimento meccanico di dividere ogni processo però, ultimamente si è capovolto trasformandosi in un campo di processi unificati con l’organico intrecciarsi di tutte le funzioni che fanno parte del complesso.

E siamo arrivati agli intellettuali.
Nel suo saggio: il tradimento dei chierici di Julien Benda (chissà se riuscite a trovarlo ancora in libreria) non solo l’autore chiarisce in che modo l’intellettuale tiene in mano le redini di ogni società, ma sottolinea come per esempio gli intellettuali relegati all’opposizione ai tempi di Voltaire, siano poi stati via via cooptati dal potere che li ha usati fino ai nostri giorni.
Ma l’analisi potrebbe andare ancora più indietro, alle Diarchie, cioè al potere diviso tra il Re e il Sacerdote dove quest’ultimo deteneva il sapere di tutta la scienza disponibile e della cosmogonia (ad uso del popolo) che faceva scrivere sulle pietre del Tempio dove la parola divina poteva essere letta con l’aiuto dei sacerdoti, esempio di scrittura che sfidava il tempo da contrapporsi a quella su papiro che grazie alle strade dell’Impero Romano contraevano lo spazio e acceleravano lo spostamento delle merci e della comunicazione. Ai greci che venivano catturati dai romani e che sapevano leggere, veniva loro risparmiata la vita e in segno distintivo veniva loro imposto un orecchino (in greco: skulikki) di conseguenza l’edificio dove vivevano e studiavano si chiamava Skolìa, da cui deriva scuola e scolari. Furono questi schiavi greci i primi intellettuali che a servizio dei loro padroni, li “civilizzarono” intellettualmente capovolgendo di fatto il dominio, fino ad inoculare il concetto che distrusse l’Impero Romano: il Cristianesimo…

Lo stesso fenomeno si trova nel Quarto Secolo dell’Era Cristiana quando i Germani al servizio dei Romani cominciarono ad andare fieri dei loro nomi e dei loro usi tribali fino a farne sfoggio. Anche qui si potrebbe osservare come un ulteriore capovolgimento si ebbe quando alla Corte id Luigi XIV fiorissero manifestazioni piene di pastori e pastorelle fatte di crini e macranè…
Allo stesso modo gli Americani, affermarono la loro identità riempiendo i loro musei dei fanali delle loro carrozze, bottiglie di birra perse nella Valle della Morte (ne ho vista una) coperte patch-work dei primi pionieri e chiodi delle miniere d’oro.
Chi non ricorda Black Power e quei due atleti di colore che con il pugno alzato rivendicavano la loro identità afro-americana?

Bene, ma cosa sta succedendo oggi?
Qui mi avventuro in considerazioni soggettive, osservazioni che hanno solo l’apporto della mia esperienza: gli intellettuali (quelli veri) se ne vanno dal potere e tornano nelle periferie. La cosiddetta Sinistra italiana, che aveva rivendicato nel Dopoguerra la matrice intellettuale di TUTTI gli italiani ha visto esaurire la funzione formativa dei Grandi Vecchi ed è stata tradita dalla nuova generazione che ne aveva perso la matrice. La Destra arrivata al potere ha scoperto un entroterra esiguo che ha tentato di riempire con nuovi Miti e personaggi di lieve spessore.

Questo deserto delle anime è stato via via occupato dal Web dove l’intellighenzia si è frantumata in mille rivoli, migliaia di microcosmi, di Forum, di luoghi virtuali di discussione da cui oggi attingono le vecchie strutture dell’informazione, spacciandole per proprie.