mercoledì 28 maggio 2014

14- Memoria e prospettiva

Memoria e prospettiva

Dobbiamo fare il punto sulla situazione storica del sec. XIV per poter approfondire fino a che punto era impellente la spinta alla propensione visiva in questo secolo di cultura fonetica che passa dai manoscritti alla tecnica della stampa a caratteri mobili.
Abbiamo visto negli atenei la cultura scolastica ed esegetica così profondamente orali nella loro struttura. Delle cattedrali e della luce che le penetrava abbiamo visto, un accenno anche alle arti minori è doveroso: i Tarocchi per esempio, che ricordano le immagini delle altre arti, la pittura o le vetrate gotiche ma con un linguaggio rivolto ad un mondo piu' popolare. Le “matte” illustrano il rapporto tra le potenze e virtu' da un lato e l'uomo dall'altro, mentre le cattedrali si ergono per cercare un rapporto direttamente con Dio, ma le immagini che esprimono esse verso l'alto, i tarocchi piu' terra terra, sono tutte immagini mnemoniche. E' di questo periodo il lavoro di Raymond Lully Ars Memoria (da non confondere col piu' noto Ars Memorandi, libro stampato attorno al 1470) in cui l'autore rese visibili i temi dei quattro Vangeli. Per ogni autore creo' l'immagine dell'angelo, il toro, il leone, l'aquila a cui aggiunse emblemi e oggetti che suggerivano il contenuto dei capitoli trattati. Visualizzando ogni figura nel suo insieme era possibile riportare alla memoria interi capitoli del Vangelo. Simili funzioni mnemoniche allegoriche si trovano pure nella pittura di quel periodo, perchè era un epoca in cui pochi sapevano leggere e le immagini svolgevano un ruolo di scrittura.
La memoria è una funzione essenziale di una cultura orale, proprio come la pronuntiatio della retorica classica. Era una disciplina indispensabile in un'epoca di scrittura manuale e lo si riscontra nell'arte della glossa, praticata in abbondanza nei manoscritti dell'epoca.
La glossa, l'illuminazione, la scultura medievale, erano tutte tecnniche che inizialmente erano praticate per rinforzare la memoria ma che “surriscaldandosi” provocarono le spinte verso il visivo di cui stiamo parlando.
Fin dai primi secoli del cristianesimo tanto il libro quanto la parola scritta venivano identificati insieme con il messaggio. I libri venivano considerati come strumenti dotati di un potere soprannaturale, magico, che potesse tenere distante il demonio e le sue insidie.
E' questo il periodo in cui gli scolastici sentono la necessità di rompere i limiti posti dal contesto letterario, la scrittura va letta alla lettera o l'allegoria? Altre dispute mostravano quanto fosse impellente l'esigenza della luce non solo sul testo ma attraverso di esso, perchè per l'intellettuale orale la lettera è inclusiva, cioè contiene tutti i significati a tutti i livelli.

Come l'elemento letterale finì con l'essere identificato con la luce che colpisce il testo invece che penetrarlo, così crebbe una corrispondente accentuazione del “punto di vista” cioè della posizione fissa del lettore. Fu la stampa ad aumentare l'intensità visiva della pagina fino al punto di ottenere una completa uniformità e ripetitività del tutto estranea alla cultura manoscritta, ma fu anche l'accelerazione dello spazio pittorico unificato della prospettiva, cioè di un punto di vista fisso che costruiva un'immagine su di una superficie bidimensionale facendo in modo che gli oggetti avessero le stesse dimensioni forma e posizione relativamente fra loro dando la sensazione di una terza dimensione.
Il Masaccio e Van Eyck già da anni rappresentavano l'avanguardia di questa tecnica, tanto che Leon Battista Alberti scrisse un trattato sulla prospettiva nel 1435 ben dieci anni prima della stampa, ma fu la grande massa di libri sull'argomento che rivoluzionarono l'arte del XVI secolo.



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