venerdì 30 maggio 2014

16- LA STAMPA A CARATTERI MOBILI

La stampa e la camera oscura

L'invenzione della stampa a caratteri mobili piu' di ogni altro progresso tecnologico segna la divisione tra la tecnologia medievale e quella moderna. E' un esempio di applicazione della conoscenza delle arti tradizionali al “surriscaldamento” visivo.
La meccanizzazione dello scrivere amanuense fu probabilmente la prima traduzione in movimenti meccanici di un'arte manuale. La tipografia è assimilabile alla tecnica cinematografica in cui il fruitore muove una serie di lettere di fronte a sè (o di fotogrammi) e il loro scorrere, compatibilmente con la velocità, aggiunge un senso alla comprensione. La stampa fu la prima catena di montaggio, la prima produzione di massa di beni uguali e ripetibili da vendersi a prezzo fisso.
La stampa opera l'omogenizzazione dell'esperienza visiva con la conseguente relegazione a margine della complessità dell'udito e degli altri sensi. In parole povere, l'organizzazione di segni convenzionali sulla pagina li rende uguali e omogenei mentre il leggrli ad alta voce da un lombardo o da un barese, farebbe notare le differenze auditive. La riduzione di tutta l'esperienza verso un solo senso, in questo caso la vista, porto' alla presunzione che quanto piu' limitiamo il nostro ragionare ai dati che ci provengono da un solo canale sensorio, tanto piu' probabile sarà che i nostri ragionamenti così sterilizzati, risultino i piu' vicini alla verità scientifica o filosofica. Si affermo' quindi la propensione al punto di vista, alla posizione fissa che fornì l'estensione di massa alle tre principali innovazioni del secolo. Parliamo della stampa, della prospettiva e in filosofia le teorie di Niccolo' da Cusa, precursore con le sue esaurienti omelie e scritti sulla relatività della conoscenza e sulla continuità degli estremi attraverso transizioni medie. Questi tre elementi apparentemente non connessi tra loro, furono l'asse portante della rivoluzione culturale filosofica, matematica, scientica e pittorica del tardo medioevo.

“Nei giorni in cui la Bibbia di Gutenberg stupiva la Germania, un altro passatempo si stava diffondendo in Italia, la camera oscura, descritta da Leonardo divenne diffusissima novità del Rinascimento e fu uno dei fenomeni che favorirono l'accentuazione dell'elemento visivo nell'esperienza sensoriale. Era una specie di gioco che a prima vista non aveva nessun rapporto con la diffusione dell'informazione ma una pubblicazione di Giovan Battista della Porta del 1558, codifico' il fenomeno come scientifico e attorno al 1660 pittori di molti paesi ma soprattutto i fiamminghi, usarono questa tecnica nelle loro pitture accellerando il fenomeno della percezione visiva attraverso una prospettiva audace.
Il passo successivo era ovvio: si poteva preservare l'immagine? Era possibile che la pittura potesse semplificare ulteriormente l'arte della rappresentazione? A cui seguono domande di questo secolo: Leonardo Da Vinci, maestro onorabile di società occulte e segrete, davvero potè usare una primordiale tecnica fotografica per falsificare la piu' grande icona miracolistica della storia, cioè la Sacra Sindone?
Mah.

(l'ultima affermazione non ha nulla a che vedere col McLuhan ma entra in un filone che ci porterebbe lontani)



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