Lettura a
voce alta
Nel XVI secolo il numero e la visività, ovvero la tattilità e
l'esperienza retinica si separarono nettamente e ciascuna ando' per
la sua strada. Questa esperienza iniziata nel mondo greco fu
mantenuta relativamente “fredda” fino all'accellerazione dovuta
alle tecniche di stampa. In tutti i secoli della cultura manoscritta
l'elemento visivo non fu mai del tutto dissociato dalla tattilità
anche se diminuì drasticamente l'impero dell'udito.
Con Aristotele il mondo greco passo' dall'istruzione orale alla
pratica della lettura, e si deve intendere alla lettura a voce alta.
Aristotele fa notare nella sua Poetica che la tragedia e la poesia
epica puo' produrre il suo effetto gicchè dalla semplice lettura ad
alta voce dell'opera se ne puo' dedurre la qualità. Tacito parla di
come gli scrittori fossero spesso costretti ad affittare il locale e
le sedie per poter raccogliere dietro invito i propri ascoltatori e
Giovenale si lamenta per il fatto che i ricchi davano in uso le loro
case disabitate per mandare i liberti e i poveri a formare il
pubblico, ma non erano disposti a pagare per le sedie.
Tra i greci il metodo normale per la pubblicazione di un'opera (e il
riconoscimento dell'autore) era la recita in pubblico da parte dello
stesso autore e in seguito da attori. Tutta la letteratura classica è
stata concepita come un discorso rivolto al pubblico. Il teatro
antico fu sensibilmente diverso da quello moderno perchè un opera
recitata all'aperto davanti a 40.000 persone è diversa da una
recitata nel buio di un teatro per 400 spettatori. La poesia,
particolarmente, mostra di essere stata concepita per essere
declamata e l'epica omerica era intesa come lettura pubblica e anche
dopo che la lettura divenne privata i rapsodi continuarono a
guadagnarsi da vivere cantando le gesta degli eroi ai banchetti o
alle festività panatenaiche. Solone aveva fatto in modo che la
recita di Omero avvenisse in ordine fisso e chi declamasse per
secondo doveva ripartire da dove il primo si era interrotto.
L'attenta cura per il suono che caratterizzo' la prosa di Gorgia non
avrebbe avuto nessun significato se le sue opere non fossero state
scritte per essere recitate. Con lui la prosa fu la degna erede della
poesia e ne prese il posto.
Per tutto il Medioevo il lettore pronunciava le parole del testo ad
alta voce e non di rado nelle biblioteche dei monasteri erano
disposte celle dedicate alla lettura per non disturbare con la
propria voce la consultazione degli altri monaci. Sant'Agostino nelle
sue Confessioni riferisce di Sant'Ambrogio che leggeva senza muovere
le labbra e cio' era ritenuto dalla gente un evento prodigioso. “Il
suo occhio scivolava sulle pagine ma la sua lingua e la voce
rimanevano immote...” In pratica lui e la gente scambiavano la
profonda erudizione di Ambrogio per un fatto miracolistico.
Analizzando oggi edizioni stampate di manoscritti medievali, con
introduzione, apparato critico, note e glossario, dimentichiamo che
essi erano scritti in un'epoca in cui nè l'ortografia era codificata
e nemmeno la grammatica era tenuta in gran conto perchè la lingua
non era ancora il sigillo di conformità nazionale. Nell'età del
manoscritto copiare e mettere in circolazione l'opera di un altro
autore poteva essere considerata operazione meritevole e fino al XIII
secolo scrivere in prosa era impensabile. Il pubblico voleva storie
di avventura e movimento e gli autori non si soffermavano troppo
sulla descrizione dei personaggi, compito che assolveva chi leggeva
in pubblico semplicemente cambiando la voce e il gesto.
In breve, la storia del progresso dalla scrittura a mano alla stampa
è la storia della graduale sostituzione di metodi visivi del
comunicare al posto dei metodi auditivi.
Il cubicolo di lettura del monaco medievale era di fatto una cabina
di audizione come quelle che negli anni settanta si trovavano nei
negozi che vendevano dischi. Sono scomparse con il vinile e comprare
oggi un CD è un fatto prettamente visivo e l'acquirente non sente
affatto il bisogno di sentire tutte le canzoni prima dell'acquisto
perchè vari mezzi audiovisivi lo hanno già informato del contenuto.
Se ci fate caso, sono scomparse anche le cabine telefoniche nelle
nostre strade.
Un viaggiatore che si fosse trovato a Mosca negli anni settanta si
sarebbe stupito nel constatare che in Russia, paese completamente
orale fino a pochi anni or sono, non esistevano elenchi telefonici,
cioè l'informazione (il numero di telefono) veniva memorizzata e
custodita da una cerchia di conoscenti. Succede anche ai giorni
nostri sotto la spinta audio-tattile delle nuove tecnologie, con il
telefonino cellulare: niente elenchi ma numeri memorizzati in una
rubrica.
E qui torna il problema millenario della perdita della memoria perchè
anche la stampa a caratteri mobili ne fu la causa. Per uno studente
prima della stampa l'apprendimento mnemonico non costituiva affatto
un problema, e oggi si puo' constatare quanto sia piu' facile trovare
una memoria prodigiosa nelle persone poco o per niente letterate.
La nostra capacità mnemonica è stata senza dubbio diminuita
dall'introduzione del libro stampato perchè abbiano preso coscienza
di non avere alcun bisogno di sovraccaricare la nostra memoria in
quanto ci sono libri o dizionari facilmente consultabili che
conservano l'informazione. Quando una nazione è ad alto tasso di
analfabetismo e i libri sono rari, tutti hanno una memoria
prodigiosa, o almeno superiore a quella di un comune lettore
occidentale. Uno studente indiano è in grado di imparare a memoria
parti di un intero libro e di riprodurlo senza errori oralmente in
sede di esami. I testi sacri del Rigveda vengono preservati intatti
attraverso la trasmissione orale. La poesia epica russa e jugoslava
viene ancora tramandata da cantori in maniera orale e qualche
fenomeno si riscontra anche in Italia (chiedere a Benigni che non è
certo un illetterato, ma proviene da quella antica cultura orale e
contadina) dove ancora oggi si puo' assistere a recite e cantate con
grandi doti di memoria e improvvisazione. Ma la ragione fondamentale
della nostra capacità mnemonica sta proprio nella completa
separazione.della vista dall'audio-tattile. Quando una segretaria
dei nostri giorni lascia gli appunti che ha davanti per scriverli sul
computer, essa porta alla mente una riminiscenza prettamente visiva,
mentre l'emanuense medievale conservava una memoria auditiva, cioè
il suono delle parole e probabilmente di una parola per volta.
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