domenica 25 maggio 2014

11- Lettura a voce alta

Lettura a voce alta

Nel XVI secolo il numero e la visività, ovvero la tattilità e l'esperienza retinica si separarono nettamente e ciascuna ando' per la sua strada. Questa esperienza iniziata nel mondo greco fu mantenuta relativamente “fredda” fino all'accellerazione dovuta alle tecniche di stampa. In tutti i secoli della cultura manoscritta l'elemento visivo non fu mai del tutto dissociato dalla tattilità anche se diminuì drasticamente l'impero dell'udito.
Con Aristotele il mondo greco passo' dall'istruzione orale alla pratica della lettura, e si deve intendere alla lettura a voce alta. Aristotele fa notare nella sua Poetica che la tragedia e la poesia epica puo' produrre il suo effetto gicchè dalla semplice lettura ad alta voce dell'opera se ne puo' dedurre la qualità. Tacito parla di come gli scrittori fossero spesso costretti ad affittare il locale e le sedie per poter raccogliere dietro invito i propri ascoltatori e Giovenale si lamenta per il fatto che i ricchi davano in uso le loro case disabitate per mandare i liberti e i poveri a formare il pubblico, ma non erano disposti a pagare per le sedie.
Tra i greci il metodo normale per la pubblicazione di un'opera (e il riconoscimento dell'autore) era la recita in pubblico da parte dello stesso autore e in seguito da attori. Tutta la letteratura classica è stata concepita come un discorso rivolto al pubblico. Il teatro antico fu sensibilmente diverso da quello moderno perchè un opera recitata all'aperto davanti a 40.000 persone è diversa da una recitata nel buio di un teatro per 400 spettatori. La poesia, particolarmente, mostra di essere stata concepita per essere declamata e l'epica omerica era intesa come lettura pubblica e anche dopo che la lettura divenne privata i rapsodi continuarono a guadagnarsi da vivere cantando le gesta degli eroi ai banchetti o alle festività panatenaiche. Solone aveva fatto in modo che la recita di Omero avvenisse in ordine fisso e chi declamasse per secondo doveva ripartire da dove il primo si era interrotto. L'attenta cura per il suono che caratterizzo' la prosa di Gorgia non avrebbe avuto nessun significato se le sue opere non fossero state scritte per essere recitate. Con lui la prosa fu la degna erede della poesia e ne prese il posto.

Per tutto il Medioevo il lettore pronunciava le parole del testo ad alta voce e non di rado nelle biblioteche dei monasteri erano disposte celle dedicate alla lettura per non disturbare con la propria voce la consultazione degli altri monaci. Sant'Agostino nelle sue Confessioni riferisce di Sant'Ambrogio che leggeva senza muovere le labbra e cio' era ritenuto dalla gente un evento prodigioso. “Il suo occhio scivolava sulle pagine ma la sua lingua e la voce rimanevano immote...” In pratica lui e la gente scambiavano la profonda erudizione di Ambrogio per un fatto miracolistico.
Analizzando oggi edizioni stampate di manoscritti medievali, con introduzione, apparato critico, note e glossario, dimentichiamo che essi erano scritti in un'epoca in cui nè l'ortografia era codificata e nemmeno la grammatica era tenuta in gran conto perchè la lingua non era ancora il sigillo di conformità nazionale. Nell'età del manoscritto copiare e mettere in circolazione l'opera di un altro autore poteva essere considerata operazione meritevole e fino al XIII secolo scrivere in prosa era impensabile. Il pubblico voleva storie di avventura e movimento e gli autori non si soffermavano troppo sulla descrizione dei personaggi, compito che assolveva chi leggeva in pubblico semplicemente cambiando la voce e il gesto.
In breve, la storia del progresso dalla scrittura a mano alla stampa è la storia della graduale sostituzione di metodi visivi del comunicare al posto dei metodi auditivi.



Il cubicolo di lettura del monaco medievale era di fatto una cabina di audizione come quelle che negli anni settanta si trovavano nei negozi che vendevano dischi. Sono scomparse con il vinile e comprare oggi un CD è un fatto prettamente visivo e l'acquirente non sente affatto il bisogno di sentire tutte le canzoni prima dell'acquisto perchè vari mezzi audiovisivi lo hanno già informato del contenuto.
Se ci fate caso, sono scomparse anche le cabine telefoniche nelle nostre strade.
Un viaggiatore che si fosse trovato a Mosca negli anni settanta si sarebbe stupito nel constatare che in Russia, paese completamente orale fino a pochi anni or sono, non esistevano elenchi telefonici, cioè l'informazione (il numero di telefono) veniva memorizzata e custodita da una cerchia di conoscenti. Succede anche ai giorni nostri sotto la spinta audio-tattile delle nuove tecnologie, con il telefonino cellulare: niente elenchi ma numeri memorizzati in una rubrica.
E qui torna il problema millenario della perdita della memoria perchè anche la stampa a caratteri mobili ne fu la causa. Per uno studente prima della stampa l'apprendimento mnemonico non costituiva affatto un problema, e oggi si puo' constatare quanto sia piu' facile trovare una memoria prodigiosa nelle persone poco o per niente letterate.
La nostra capacità mnemonica è stata senza dubbio diminuita dall'introduzione del libro stampato perchè abbiano preso coscienza di non avere alcun bisogno di sovraccaricare la nostra memoria in quanto ci sono libri o dizionari facilmente consultabili che conservano l'informazione. Quando una nazione è ad alto tasso di analfabetismo e i libri sono rari, tutti hanno una memoria prodigiosa, o almeno superiore a quella di un comune lettore occidentale. Uno studente indiano è in grado di imparare a memoria parti di un intero libro e di riprodurlo senza errori oralmente in sede di esami. I testi sacri del Rigveda vengono preservati intatti attraverso la trasmissione orale. La poesia epica russa e jugoslava viene ancora tramandata da cantori in maniera orale e qualche fenomeno si riscontra anche in Italia (chiedere a Benigni che non è certo un illetterato, ma proviene da quella antica cultura orale e contadina) dove ancora oggi si puo' assistere a recite e cantate con grandi doti di memoria e improvvisazione. Ma la ragione fondamentale della nostra capacità mnemonica sta proprio nella completa separazione.della vista dall'audio-tattile. Quando una segretaria dei nostri giorni lascia gli appunti che ha davanti per scriverli sul computer, essa porta alla mente una riminiscenza prettamente visiva, mentre l'emanuense medievale conservava una memoria auditiva, cioè il suono delle parole e probabilmente di una parola per volta.



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